Conversione dell'egumeno.


La figura del bonario egumeno (così diversa da quella del­l'abate occidentale) simpaticamente tollerante delle apparenti stravaganze del suo singolare converso penitente, sempre tor­mentato dal rimorso per il sangue versato (come non ricordare il versetto del Salmo di Davide!); così paziente -come un bue che ara- nel portare su e giù la sua carriola di carbone; così affezionato al suo lurido bugigattolo da non volerlo scambiare con la cella, agiata e luminosa del suo egumeno; onnipresente a quella bocca della caldaia -vera bocca dell'inferno- che tiene sotto controllo, sorseggiando il suo tè… Eppure, così se­renamente rassegnato a questa vita di penitenza su di una pic­cola isola dove la salvezza dal naufragio lo ha sbattuto, da sentire perfino il bisogno di cantare, a squarciagola, i Salmi davidici, appollaiato come un gabbiano sul rudimentale campanile, dove non resiste alla tentazione di suonare le campane che annuncino, a tutto il mondo, la sua colpa, il suo peccato.

Cantare a Dio le colpe commesse, in una pubblica confessione alla presenza del creato, come per celebrare una strana li­turgia cosmica, sulla punta di uno scoglio in riva al mare, o vagando per la tundra gelata, prostrato a terra, nell'erba innevata, tra muschi e licheni, le alghe strappate dalle onde e sbattute sulla riva (come lui!), nella smaniosa ricerca, sempre insoddisfatta, di un "altare" simbolico, alla cui presenza possa finalmente confessare il suo peccato, esserne assolto, perdonato, liberato dal rimorso.

"Ascoltaci, o Dio, nostro Salvatore,
speranza di quanti si trovano sperduti
ai confini del mondo e lontano, sul mare!"

Così implora la preghiera della Chiesa, ogni giorno nei monasteri. "Ai confini del mondo e lontano, sul mare…".
Già! Perché non averci pensato prima! E' lontano, sul mare, che Dio ascolta e soccorre i naufraghi, nel mare della vita… Una barchetta ci vuole, dove inviare un estremo messaggio di S.O.S., di soccorso, di aiuto estremo. Una tavoletta, un chiodo, un pezzetto di carta, come vela, su cui scrivere il messaggio... Eppure, funziona! Prende il largo, la barca va… Si allontana, leggera sull'onda, si perde all'orizzonte, sparisce nel volo dei gabbiani che, simbolicamente, sorvegliano dal cielo, come ange­li, le vicende umane. Sembra un gioco per bambini, ma:"Se non diventerete come bambini… " ammonisce il Vangelo. Mai come qui simile perentorio avvertimento ha avuto così letterale attua­zione giocosa, come in questo maldestro varo colmo di speranza, dove, finalmente, appare un sorriso che rianima; mentre insospettisce ancor più il già scettico e permaloso confratello invidio­so.

"Perchè Caino ha ucciso Abele?". "Ma perché tu, sì, e io, no?! Perché solo a te? L'ultimo, il peggiore di noi, il disadattato, lo stravagante, l'ingovernabile, il meno esemplare fra tutti i fratelli di questo santo monastero… E' mai possibile che pro­prio tu debba fare miracoli? Dio è ingiusto! Io, io ho studiato tutta la Bibbia, la santa Regola monastica, i santi Padri, tutta la teologia, ecc.; conosco a memoria tutte le minuziose prescri­zioni rituali della Liturgia, le consuetudini, le tradizioni, il difficile canto antico neumatico, ecc.; io dirigo il coro dei novizi, sorveglio su tutto, bado a tutti, non sbaglio mai… e a me, niente? Ci vuole un intervento deciso, del nostro reverendissimo egumeno. Basta! A mali estremi, estremi rimedi!".

Rimedi, sì. Ma per chi?

"Se non vi convertirete, perirete tutti!" (Lc.13,3).