Gli studenti di russo sorpassano nettamente quelli di francese e tedesco. Succede a Pisa. Non a caso la città della torre pendente è sede anche di uno dei due centri studi presenti in Italia finanziati dalla Fondazione "Russkij Mir". Il ritratto dei nuovi allievi russofili delineato con arguzia da Stefano Garzonio, uno dei nostri più apprezzati slavisti.

Nel Centro di studi “Il Mondo Russo” di Pisa, città famosa nel mondo per la sua università e per la sua Torre pendente, si è svolta la presentazione del volume Aksjonov di Aleksandr Kabakov ed Evgeny Popov. Il Centro, che è stato aperto dalla Fondazione “Russkij mir” nella sede della più antica università d’Europa, presso il Dipartimento di Lingua e Letteratura russa, è il 76esimo nel mondo e il secondo, dopo quello inaugurato a Roma, in Italia. Il suo scopo principale è la diffusione della lingua e della cultura russa all’estero. All’Università di Pisa, nell’ultimo anno, il numero degli studenti di russo è quasi raddoppiato. Abbiamo intervistato il professor Stefano Garzonio, titolare della cattedra di Lingua e Letteratura russa e insigne slavista.

 

Sono molti gli studenti di Russistica all’Università di Pisa?

 

Moltissimi. Al primo anno abbiamo 230 studenti, naturalmente, in prevalenza, italiani, ma vi è anche un gran numero di studenti slavi, ragazzi adottati (di solito di origine bielorussa) o provenienti dall’Ucraina, dal Kazakhstan e da altri Paesi.

E come mai scelgono di studiare il russo?

La maggior parte di questi giovani sono attratti da Forte dei Marmi, dove si sono stabiliti gli oligarchi russi e pensano di potervi trovare un lavoro. Così se lo troveranno, i nostri laureati potranno spiegare agli oligarchi chi erano Pjotr e Fevronija…  Ma gli altri hanno un interesse di tipo scientifico, e non pratico. Così, per esempio, una mia tesista ora sta traducendo le tragedie di Annenskij. Si è diplomata al Liceo Classico e forse l’appassiona l’argomento. Molti studiano traduttologia e vogliono diventare traduttori. Il francese ormai non lo studia più quasi nessuno, malgrado l’illustre tradizione di studi in ambito francesistico: ormai a Francesistica vi sono più docenti che studenti. Anche il tedesco è ritenuto una lingua poco utile. Alle lezioni non va nessuno; sono lingue cadute in disgrazia. Le lingue più popolari sono inglese, spagnolo e russo.

Lei come mai ha scelto la russistica? Parafrasando Svetlov: “Perché,  ragazzo, si è fatto irretire dalla tristezza russa?”

La colpa, come sempre, è di Tolstoj: mi sè talmente piaciuto il suo racconto I cosacchi che tre mesi dopo ero pronto per affrontare Guerra e pace. Mi ero ripromesso di leggere almeno 150 pagine al giorno, ma riuscivo ad arrivare a malapena a cento… A nove anni avevo già la sindrome del collezionista e collezionavo i volumetti di una collana popolare dalla copertina grigia, che acquistavo al prezzo di 50, 100 lire. E li divoravo tutti.

E i suoi genitori non hanno cercato di scoraggiare la sua passione per la letteratura russa?

Mia madre era molto religiosa e le faceva piacere che trascorressi tutto il tempo leggendo: pensava che mi sarei fatto prete, ma è accaduto tutto l’opposto… Scherzo, naturalmente … Finito il liceo, non sapevo che cosa fare e siccome mi dilettavo a scrivere decisi di iscrivermi a Lettere. Proprio allora cominciai a leggere Majakovskij, tutto l’immenso Vladim Vladimych. Ora, invece, leggo Prilepin e altri autori contemporanei, è il mio lavoro. È buffo che in Russia ora vi siano più associazioni di scrittori che non scrittori… Vorrei approfondire la storia della letteratura studiando le vite dei santi russi del XIV e XV secolo…

Quali opportunità le ha dato l’apertura del Centro di studi “Il Mondo Russo”?

Qui si tengono corsi di lingua russa, invitiamo scrittori (sono già venuti a trovarci Evgeny Popov e Mikhail Elizarov), organizziamo incontri, feste per russofoni e proiettiamo film sovietici.

Quali?

Uno dei nostri docenti fa vedere continuamente agli studenti L’ironia della sorte e Notte di Carnevale, anche se i nostri ragazzi non riescono davvero a capire questi film. Del resto, i nostri studenti non sanno neppure che in Russia c’è stata la rivoluzione, e poi la guerra civile, né che è esistita l’Unione Sovietica e che ora non esiste più. Sono tabula rasa. Sono  pronti ad assorbire qualunque nozione. Il mio collega, Guido Carpi, spiega agli studenti che cosa sono il rock e il punk russo. Secondo la sua opinione il rap russo è il migliore del mondo.

Ha risentito della crisi la slavistica?

In tutte le università ci sono stati dei tagli: i docenti che sono andati in pensione non sono stati sostituiti e i loro posti scompaiono. Ma io sono comunque riuscito a ottenere nuove nomine e così a Pisa la Slavistica resiste, ma a Firenze, temo stia morendo e a Siena è già morta.

di Ksenia Dubicheva, Russia Oggi

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Stefano Garzonio, è professore alla Facoltà di Lingue e letterature straniere dell'Università di Pisa e un eminente studioso di letteratura russa. Per un decennio è stato presidente dell’Ais (Associazione italiana slavisti), nonché membro del Comitato internazionale degli slavisti. Nel 2007 è stato insignito dal presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, della medaglia  “Aleksandr Pushkin”, e nel 2011 gli è stato  conferito il premio letterario “Globus”. Instancabile bibliofilo e collezionista, ha racconto un’immensa biblioteca in lingua russa. Il suo primo racconto in russo "La schiava ricciuta" è stato pubblicato nel 2011 sulle pagine della rivista “Notte e giorno”.