Noto giornalista d'inchiesta francese, il suo nome e il suo destino sono legati alla pubblicazione nel 2002 de "L'incredibile menzogna" in cui si avvalorava la tesi che nessun boeing può essere caduto l'11 settembre sul Pentagono. Quel momento coincide con l'apice della notorietà e allo stesso tempo con l'inizio delle sue traversie e peregrinazioni. Meyssan , con l'ascesa di Sarkozy al potere, deve lasciare definitivamente la Francia e non può mettere piede nei paesi dell'aerea Nato perché considerato una minaccia alla sicurezza.

Che ha a che fare Meyssan con la Russia? Il fatto è che quando parla di Russia sembra molto informato; per certi aspetti molto più informato dei russi e soprattutto molto più audace nelle conclusioni. Ad un anno dalla strage di Beslan aveva delineato senza mezzi termini il coinvolgimento dei servizi anglossassoni nell'operazione rivendicata da Bassaev, inserendola a pennello nello scenario geopolitico dell'epoca.

Alcuni mesi orsono lo ritroviamo negli studi del Primo Canale russo, presente al dibattito seguito alla messa in onda del film "Zero. Inchiesta sull'11 settembre" di Giulietto Chiesa: una serata storica per la glaznost' globalizzata, che raccoglie trentamilioni di telespettatori e soprattutto consensi anche al di fuori della Russia per il livello e la qualità degli interventi.

Da qualche giorno circola su internet un'intervista a tutto campo rilasciata ad Alain Soral di "Egalité et Reconcilation" Una domanda dell'intervistatore è riservata alla Russia e la riportiamo a seguire per intero. Meyssan non si smentisce; quello che conta sono i fatti dietro le quinte del mainstream mediatico. A lui interessano quelli.

Il ritiro all'indomani della guerra in Ossetia del Sud dei capitali dalla Russia, l'operare contro il proprio interesse, intendendo quello nazionale, dei dirigenti ucraini. La superiorità tecnologica dell'industria degli armamenti della Russia su quella degli Stati Uniti (in genere tendiamo a pensare esattamente il contrario). L'euroasiatismo di Medvedev e Putin a dispetto della loro origine e formazione pietroburghese (avvenuta nell'entourage - aggiungiamo noi - del liberale Sobciak) che li porta a svolgere una politica più a 360 gradi, senza più linee preferenziali con l'Europa; che li fa tutori della tradizione ortodossa della Russa ma anche che li spinge a fare altrettanto con l'Islam all'interno dei propri confini, secondo la miglior tradizione imperiale, e fuori, entrando a far parte come osservatori dell'Organizzazione della Conferenza Islamica.

La Russia di oggi è in posizione di attesa, è attraversata ancora da molti problemi, ma è cosciente di avere potenzialità e risorse maggiori rispetto ai suoi "avversari" che continuano a premerla ai confini, nonostante i proclami di svolta di Obama. Ciò che avviene in Georgia, in Moldova e in Ucraina in queste settimane (vedi link sottostanti) contraddice i buoni propositi del nuovo presidente americano. La politica del "cordone sanitario" attorno "all'impero del male" non sembra subire ravvedimenti. Alcune ex repubbliche sovietiche si sono di fatto ritrovati in una sorta di nuovo Patto di Varsavia, in cui a dettare le condizioni non è più Mosca ma Washington. Il Patto di Varsavia si sbriciolò dopo la caduta del muro. Gli Stati Uniti, azzarda Meyssan, hanno intrapreso una strada che li porterà a medio termine in una posizione assai simile a quella della Russia tra il 1989 e il 1991. Fantapolitica? La storia ci dirà.

G.I.

 

Ai confini della Russia. Le analisi di Piero Sinatti, giornalista del Sole 24 ore:


L'Ucraina e la crisi economica (23-4-09, Pandora TV)

 

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La rivolta in Moldova (23-4-09, Pandora TV)

 

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La Georgia alla vigilia delle esercitazioni Nato (24-4-09, Pandora TV)

 

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La posizione della Russia

Stralcio da un'intervista a Thierry Meyssan rilasciata ad Alain Soral di"Egalité et Réconciliation"

da Megachip, 22 aprile 2009, "La Grande Crisi e la decifrazione del potere oggi"

E&R : Ormai è molto conosciuto in Russia, dove ha raccolto quasi 30 milioni di telespettatori in occasione della trasmissione sull'11 settembre. Come valuta la situazione della Russia?

Thierry Meyssan : Paradossalmente, nonostante la vittoria militare e diplomatica in Georgia, la Russia attraversa un passaggio difficile. Dopo la guerra del Caucaso, le banche anglosassoni hanno incoraggiato gli oligarchi a punire Mosca, muovendo i loro capitali verso Ovest. Quindi, gli anglosassoni hanno spinto i dirigenti ucraini a tradire il loro interesse nazionale e tagliare i gasdotti in occasione dei negoziati sui prezzi. Il Cremlino, che credeva di essere padrone del gioco e d'avere l'iniziativa di questi tagli, s'è fatto intrappolare. La perdita del fatturato di due mesi ha divorato le riserve monetarie. Il tutto ha causato una caduta rovinosa del rublo, mentre la crisi mondiale fa abbassare il prezzo delle materie prime e dunque i redditi della Russia.
Medvedev e Putin hanno valutato questa situazione di debolezza con molto sangue freddo. Conoscono i vantaggi di cui dispongono, in particolare la superiorità tecnologica della loro industria degli armamenti su quella degli Stati Uniti. Sono convinti che gli Stati Uniti non si riprenderanno dalla crisi, ma si porranno, a medio termine, come il Patto di Varsavia e l'URSS degli anni 1989-1991. Sperano dunque di invertire i ruoli

Nonostante il periodo di vacche magre, equipaggiano le loro forze armate con nuovi materiali, ed aspettano senza agitarsi il crollo dell'Ovest. Pubblicamente o di nascosto, secondo i casi, riforniscono con le armi più recenti disponibili, tutti gli avversari degli Stati Uniti, dal Vicino-Oriente, come ho appena detto, al Venezuela. Economicamente, hanno fatto la scelta di costruire rotte commerciali verso la Cina, più che verso l'Europa occidentale, di cui osservo con rammarico il controllo ostinato degli anglosassoni. Questa situazione può avere importanti conseguenze sul piano interno, dove si affrontano la vecchia e la nuova generazione. I vecchi hanno un forte tropismo americano, mentre i giovani mostrano patriottismo. Paradossalmente, le élite di San Pietroburgo sono storicamente favorevoli ad un ancoraggio europeo della Russia, al contrario dei Moscoviti, la cui visione è più eurasiatica. Ma Putin e Medvedev, tutti due di San Pietroburgo, condividono questa visione eurasiatica. Sognano la Russia come protettore dell'Islam, che è entrata, come osservatore, nell'Organizzazione della Conferenza Islamica. Pur valorizzando il patriarcato ortodosso, hanno messo dei musulmani in numerosi posti di alta responsabilità, in contrasto con la Francia è ovvio.

Anche se il trauma dello smantellamento della Jugoslavia e delle due guerre di Cecenia resta alto, e l'onda del razzismo che ne è seguita non è ancora controllata, la Russia ha fatto la scelta di civiltà ed ha preso il cammino della sintesi tra l'Europa e l'Asia. Se la Russia riesce ad attraversare, nei prossimi anni, tutte le gravi turbolenze internazionali senza esserne troppo influenzata, si troverà nella posizione dell'arbitro in un mondo multipolare.
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