I ROMANZI DEL CONTE TOLSTOJ

di Konstantin Leont'ev.

Pungitopo Editore, pagg.176, euro 14,00

 

Un pensatore controcorrente, di quelli che con le loro analisi - secondo Lev Tolstoj - mandano in frantumi i vetri. Il saggio di Konstantin Leont'ev sui romanzi "epici" di Tolstoj è qualcosa di più di un'opera di critica letteraria, è uno sguardo totalmente altro sulla narrativa e la società dell'Ottocento. Che getta le basi per una storia della letteratura forse tutta da riscrivere. Di seguito, in versione integrale, la prefazione all'edizione italiana.

 

PREFAZIONE

 

Tolstoj muore fuori dalla Chiesa. Leont'ev viene sepolto nel cuore dell'Ortodossia, vicino la Lavra della Trinità di Sergiev Posad. Da monaco! L'uno punto di riferimento del pensiero “libero”, anarchico nel senso più ideologico e fascinoso del termine. L'altro etichettato come ultraconservatore e reazionario.

Eppure i due si sono “incontrati” non solo nella vita reale, ma in quella per così dire metastorica, che supera il contingente e forme di espressione diverse. Tolstoj riconobbe il genio di Leont'ev e questi gli concesse l'onore dovuto, senza tuttavia risparmiargli niente. Le pagine del saggio lo riveleranno, nessun timore riverenziale, ma solo lucida analisi estetica. Tolstoj d'altro canto definirà un incanto i racconti di vita dei cristiani in Oriente di Leont'ev e dirà dei suoi articoli, che «spaccano i vetri, ed a me queste persone che spaccano i vetri, come lui, piacciono».Due scrittori e osservatori della realtà che seppero vedere “oltre”. Leont'ev oltre l'illusione della costruzione del paradiso in terra, Tolstoj oltre qualsiasi modello che si ponesse come definitivo ed irremovibile. Entrambi non corsero dietro al “nuovo”, al mito del progresso... per la semplice convinzione che «le società attuali non si mantengono grazie al nuovo, ma soltanto per il fatto che in esse non è ancora scomparso tutto il vecchio...». Una frase scritta dal conservatore Leont'ev che il libero pensatore Tolstoj avrebbe sottoscritto.

L'idea originale del saggio di Leont'ev non era estetica, ma prettamente sociale, “politica”, sul chi dovesse essere più caro alla Russia: se il conte Vronskij di Anna Karenina o il conte Tolstoj stesso, se cioè il personaggio creato o il creatore del personaggio. Vronskij, «guerriero, energico, istruito e risoluto, capace di portare anche il pesante fardello degli affari di stato...» è un modello per Leont'ev superiore a tutti quei “cercatori” della verità presenti nelle opere di Tolstoj così come dei suoi contemporanei. Leont'ev non ha nessun dubbio: «in questi nostri tempi torbidi … i Vronskij ci sono di gran lunga più utili dei grandi romanzieri». «Senza i grandi scrittori, senza i Tolstoj, un grande popolo può vivere a lungo, ma senza i Vronskij non sopravviveremo neanche mezzo secolo...».

Ma Leont'ev è attratto anche da un altro grande personaggio di Tolstoj, il principe Andrej Bolkonskij di Guerra e Pace, l'eroe della Russia di inizio secolo, quella che seppe affrontare e sconfiggere Napoleone. Bolkonskij per Leont'ev è un modello al pari di Vronskij, ma probabilmente fuori dal suo tempo nei modi e nelle parole che Tolstoj gli mette in bocca. Leont'ev legge e rilegge Guerra e Pace, affascinato dall'epopea e dal genio creativo dello scrittore, ma il dubbio lo rode. I suoi eroi hanno a che fare veramente con l'epoca in cui vengono calati o parlano e agiscono come lo farebbero gli uomini della generazione di Tolstoj?

La ricerca della risposta a questa domanda lo porta ad un'analisi dei mezzi espressivi e dei procedimenti utilizzati da Tolstoj in Anna Karenina, il romanzo della contemporaneità, e in Guerra e Pace, l'epopea-cronaca di inizio XIX secolo. Ne viene fuori un'analisi comparata che si incentra sulle due grandi opere di Tolstoj, ma che non si ferma lì. Molte altre opere di Tolstoj vengono portate a confronto e molte altre dei grandi della scuola naturalistica e realistica russa: Turgenev, Gogol', Dostoevskij... Senza tuttavia fermarsi a questi “mostri sacri”, anzi scagliando anatemi pesanti e motivati contro ognuno di loro. E tirando fuori nomi che le storie delle letterature citano a malapena o non citano affatto. Ecco una delle triadi ideali di Leont'ev: Tolstoj – Kochanovskaja – Markevič, da contrapporre alla triade consunta Turgenev-Tolstoj-Dostoevskij.

I romanzi del conte L. N. Tolstoj verrà definito dal Mirskij «il capolavoro della critica russa per l'analisi dei mezzi di espressione del romanziere». Mirskij non fu il solo ad esprimersi in questi termini “assoluti”. «Genio», «fenomeno», «precursore» sono aggettivi con i quali grandi critici e grandi scrittori del XX secolo hanno qualificato Leont'ev. Alle volte distinguendo la sua critica estetica dalla restante produzione filosofica, politica e sociale. Di fatto egli fu letto e conosciuto in patria soltanto in una cerchia ristretta; ancora meno oltre i confini della Russia. Forse è giunto il momento di restituire a Leont'ev quanto gli è dovuto. Questa pubblicazione vuole costituire un piccolo contributo in questa direzione ed essere di buon auspicio per quella fortuna letteraria che la sua epoca gli ha negato.

Giuseppe Iannello

 

Foto: due rare fotografie del critico Konstantin Leont'ev, la seconda dopo la sua scelta monastica.