di Samuil Jakovlevich Marshak
traduzione dal russo di Rossella Morini
Sai quanti mesi ci sono in un anno? Dodici.
E come si chiamano?
Gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre, dicembre.
Come finisce un mese ne inizia un altro. E non è mai capitato che febbraio sia arrivato prima che se ne andasse gennaio o che maggio superasse aprile. I mesi vanno uno dietro all'altro senza mai incontrarsi.
Ma si dice che in un paese montano della Boemia una ragazza vide i dodici mesi tutti in una volta.
E come successe ciò? Ecco in quale modo.
In un minuscolo villaggio viveva una donna avara e cattiva insieme con la figlia e la figliastra. Voleva bene a sua figlia mentre la figliastra non la accontentava mai in niente: qualsiasi cosa facesse non le andava a genio.
La figlia a giornate intere poltriva a letto mangiando pane pepato, mentre la figliastra da mattina a sera non si sedeva nemmeno: e porta l'acqua, e vai a raccogliere la legna nel bosco, e risciacqua la biancheria nel ruscello, e togli l'erbaccia dall'aiuola nell'orto!
La ragazza conosceva e il gelo invernale e l'arsura estiva e il vento primaverile e la pioggia autunnale. Ed è forse per questo che una volta le capitò di vedere tutti i mesi assieme.
Era inverno, gennaio. Si accumulava così tanta neve che bisognava spalarla dalla porta e nel bosco, sulla montagna, gli alberi erano immersi in cumuli di neve e non riuscivano nemmeno a scuotersi quando il vento soffiava su di loro.
La gente stava rintanata in casa e teneva accese le stufe.
In un momento simile, verso sera, la malvagia matrigna aprì un pò la porta, dette un'occhiata alla tempesta di neve che turbinava, poi se ne tornò davanti al tepore della stufa e disse alla figliastra:
- Vai nel bosco e cogli dei bucaneve. Domani è l'onomastico della tua sorellina.
La ragazza guardò la matrigna, pensando che forse stava scherzando. E' terribile andare ora nel bosco! E poi quali bucaneve possono esserci in pieno inverno! Prima di marzo non se ne trovano, per quanto si possa cercarli! Ora c'è solo da perdersi nel bosco, impantanarsi nei cumuli di neve.
Le dice la sorella:
- E se ti perderai, nessuno si metterà a piangere per te! Vai e non tornare senza fiori! Eccoti il cestino.
La ragazza cominciò a piangere, si imbacuccò in un scialle cencioso e uscì dalla porta.
Il vento le riempie gli occhi di neve e le strappa di dosso lo scialle; le gambe a malapena riesce a tirare fuori dai cumuli di neve.
Intorno tutto diventa sempre più scuro. Il cielo è nero, non una stellina ad illuminare il cammino, ma c'è un pò di chiarore per la neve.
Ecco il bosco. Qui è buio davvero, non riesci a vedere le tue mani. La ragazza si siede su un albero abbattuto: è indifferente dove morire di freddo, pensa.
Ma all'improvviso in lontananza tra gli alberi le sembra di scorgere qualcosa che luccica, una fiammella, come una stella confusa tra i rami.
La ragazza allora si alza e si dirige verso questa fiammella. Affonda nei cumuli di neve e scavalca gli alberi travolti dalla tempesta. "Speriamo che quella fiammella non si spenga", pensa. Ma non si spegne e arde sempre più chiaramente. Ecco un tiepido odore di fumo e comincia ad essere udibile un crepitio di sterpi nel fuoco. La ragazza allunga il passo e giunge ad una radura. E qui si ferma.
La radura è illuminata come se ci fosse il sole. Vi arde un grande fuoco in mezzo, che arriva quasi fino al cielo. Alcune persone stanno attorno al fuoco, chi più vicino, chi più lontano. Stanno seduti e conversano sommessamente.
La ragazza li guarda e pensa: chi sono? Non somigliano a cacciatori e ancora meno a taglialegna. E poi guarda che abiti! Dorati, argentati, di velluto verde!
Li conta, sono dodici: tre vecchi, tre anziani, tre giovani e gli ultimi tre ancora ragazzi.
I giovani siedono vicinissimi al fuoco e gli anziani sono i più lontani.
All'improvviso si volta uno dei vecchi: è il più alto, ha la barba e folte sopracciglia. Guarda da quella parte dove c'è la ragazza.
Lei si spaventa, vorrebbe fuggire ma è troppo tardi ormai. Il vecchio a voce alta le chiede:
- Da dove sei venuta e cosa cerchi? La ragazza mostra il cestino vuoto e dice:
- Devo raccogliere un canestro di bucaneve. Il vecchio comincia a ridere:
- Bucaneve a gennaio? Ma cosa ti viene in mente!
- Non mi è venuto in mente proprio niente, - risponde la ragazza, - è la mia matrigna che mi ha mandata a cercare dei bucaneve, ordinandomi di non tornare a casa se il canestro non è pieno.
A questo punto tutti i dodici la guardano e cominciano a parlottare tra di loro. La ragazza cerca di capire cosa dicono, ma non riesce a prendere nemmeno una parola, come se non fossero persone che stanno parlando, ma piuttosto degli alberi che frusciano.
Parlano, parlano, parlano, e all'improvviso tacciono.
E quel vecchio alto di nuovo si volta e chiede:
- Che cosa farai dunque se non troverai i bucaneve? Prima di marzo non se ne vedranno in giro.
- Rimarrò nel bosco, - dice la ragazza.- Aspetterò marzo. Meglio per me morire di freddo qui, piuttosto che tornare a casa senza bucaneve.
Detto questo scoppia a piangere.
Ecco che all'improvviso uno dei dodici, il più giovane, allegro, con una pelliccetta sulla spalla, si alza e si avvicina al vecchio:
- Fratellino Gennaio, lasciami il tuo posto per un'ora!
Il vecchio liscia la sua lunga barba e dice:
- Ti lascerei volentieri il mio posto, ma marzo prima di febbraio non è mai arrivato.
- Bene,- brontola un altro vecchio, con i capelli e la barba arruffati.- Lasciaglielo il posto, io non ho niente da ridire! La conosciamo tutti bene: e quando la troviamo vicino al buco nel ghiaccio con i secchi, e quando nel bosco con il fastello di legna 85 Lei appartiene a tutti i mesi, dobbiamo aiutarla!
- Ebbene, sia come volete, - dice Gennaio. E batte sulla terra col suo bastone di ghiaccio e comincia a dire:
Non scricchiolare, o gelo,
Nella sperduta foresta,
La corteccia non rosicchiare
Alla betulla, al pino!
O cornacchie,
Più non gelerete,
Umane case,
Vi riscalderete!
Tace il vecchio e nel bosco si fa silenzio. Gli alberi cessano di crepitare per il gelo e la neve comincia a cadere a fiocchi, grandi e soffici.
- Ecco, ora tocca a te, fratellino, - dice Gennaio e cede il bastone al fratello più piccolo, Febbraio, che comincia a batterlo e scuotendo la barba fa risuonare la sua voce:
Venti, tempeste, uragani,
soffiate finché potete!
Turbini, tormente, bufere
Nella notte sorgete!
Nelle nubi forte echeggiate,
Sulla terra serpeggiate.
Che la tormenta corra sul campo
Come un serpente bianco!
Appena detto queste parole, il vento umido della tormenta comincia a scuotere rumorosamente i rami. I fiocchi di neve cominciano a girare e a precipitare a terra in bianchi vortici.
E Febbraio cede il suo bastone di ghiaccio al fratello più piccolo e dice:
- Adesso è il tuo turno, Marzo. Il fratellino prende il bastone e comincia a colpire la terra. La ragazza guarda, questo non è già più un bastone, ma un ramoscello coperto di gemme.
Marzo ridacchia e prende a cantare sonoramente, con la sua voce giovanile:
Ruscelli, disperdetevi,
Pozzanghere, spargetevi,
Spuntate erbe del prato,
il gelo invernale è passato!
Penetra l'orso
Tra frasche boschive.
Cantano gli uccelli,
Fiorisce il bucaneve.
La ragazza applaude per lo stupore. Dove sono finiti i cumuli di neve? E dove i ghiaccioli che fino a qualche momento fa' pendevano da ogni ramo?
Sotto i suoi piedi c'è ora una tenera terra primaverile. Intorno tutto cade a gocce, scorre, gorgoglia. Le gemme sui rami si gonfiano e cominciano già a spuntare le prime foglioline verdi.
La ragazza guarda senza riuscire a saziarsi di quello che vede.
- Che fai li impalata? - Le dice Marzo. - Svelta, i miei fratelli ci hanno concesso un'oretta!
La ragazza torna in sé e corre nel folto del bosco a cercare i bucaneve. E ce n'è in gran quantità! Sotto i cespugli e sotto i sassi, sopra e sotto i monticelli, bucaneve a perdita d'occhio: ne raccoglie un cestino intero, riempie il grembiule e poi corre velocemente alla radura, dove ardeva il fuoco e dove sedevano i dodici fratelli. Ma sono spariti e il fuoco e i fratelli 85E' chiaro sulla radura, ma non come prima. C'è la luna che è intanto arrivata ad illuminare il bosco.
La ragazza è dispiaciuta di non poter nemmeno ringraziare e corre a casa. E la luna le illumina il cammino. Riesce ad arrivare a casa che quasi non sente più le gambe. Appena entrata di nuovo alle finestre sibila la tempesta invernale e la luna si nasconde dietro le nuvole.
- Ebbene,- chiedono la matrigna e la sorella, - sei già tornata a casa? E dove sono i bucaneve? La ragazza senza rispondere vuota il grembiule pieno di bucaneve sulla panca e ci mette accanto il cestino.
La matrigna e la sorella esclamano:
- Dove li hai presi?
E la ragazza racconta loro tutto quanto le era capitato. La matrigna e la sorella ascoltano scuotendo la testa, non sanno se credere o non credere, però sulla panca c'è una gran quantità di bucaneve freschi e azzurrognoli. E così piacevolmente emanano un tale aroma di marzo!
Gli sguardi della matrigna e della figlia si incrociano, poi chiedono:
- E i mesi non ti hanno dato niente altro?
- Ma io non ho chiesto altro.
- Ecco, la solita stupida!- dice la sorella.- Dopo tanto tempo ti sei incontrata con tutti e dodici i mesi assieme e non sei riuscita a chiedere altro che dei bucaneve! Fossi stata io al tuo posto avrei certo saputo cosa chiedere. Ad uno mele e pere dolci, ad un altro fragole mature, ad un terzo funghi porcini, ad un quarto cetriolini freschi!
- Figlia mia tu sì che sei furba! - Dice la matrigna. - Fragole e pere in inverno non hanno prezzo. Potessimo venderle sai quanti soldi ci darebbero! E questa stupida è riuscita a cavare solo dei bucaneve! Vestiti con qualcosa di caldo, figlia, e vai alla radura. Non riusciranno ad abbindolarti, sebbene loro siano in dodici e tu da sola!
- Ma dov'è chi riesca ad abbindolarmi! - dice la sorella. - Si veste, mette infine il fazzoletto sulla testa.
La madre le grida dietro:
- Indossa i manicotti e abbottonati la pelliccia!
La figlia è già fuori e corre nel bosco.
Segue le tracce lasciate dalla sorella, si affretta. "Devo andare più veloce, - pensa,- per raggiungere la radura!"
Il bosco si fa sempre più fitto e più oscuro. I cumuli di neve sono sempre più alti e gli alberi travolti dalla tempesta giacciono come un muro.
- Oh, - pensa la figlia della matrigna, - e perché sono venuta nel bosco! Adesso potrei starmene nel mio letto caldo e invece sono qui a congelarmi! E rischio anche di perdermi!
E come le viene questo pensiero, vede un fuocherello in lontananza, che sembra come una stella confusa tra i rami.
Si avvicina, cammina, cammina e arriva alla radura. In mezzo vi arde un grande fuoco e intorno ad esso siedono i dodici fratelli, i mesi. Siedono e conversano sommessamente.
La figlia della matrigna si avvicina al fuoco, non si inchina, non saluta, ma sceglie il posto più caldo e comincia a scaldarsi.
I fratelli tacciono. Nel bosco si fa silenzio. All'improvviso Gennaio comincia a battere a terra col bastone.
- Chi sei? - chiede.- da dove vieni?
- Da casa, - risponde la figlia della matrigna. - Voi prima avete dato a mia sorella un intero cestino di bucaneve. Ecco, io sono arrivata qui seguendo le sue tracce.
- Tua sorella la conosciamo, - Dice il mese Gennaio, - ma non abbiamo mai visto te. Qual buon vento ti porta?
- Sono qui per i doni. Che Giugno mi riempia il cestino di fragole e delle più grandi! E che il mese Luglio mi dia cetriolini freschi e funghi porcini e Agosto mele e pere dolci. E da Settembre vorrei delle noci, e da ottobre...
- Aspetta un po', - dice Gennaio. - Non può esserci l'estate prima della primavera e la primavera prima dell'inverno. Giugno è ancora lontano. Adesso sono io il signore del bosco, regnerò per trentun giorni.
- E come sei irascibile! - dice la figlia della matrigna. - Ma io non sono venuta da te, solo neve e gelo ci si può aspettare dalle tue mani! Io ho bisogno dei mesi estivi.
Gennaio si acciglia.
- Cercare l'estate in inverno! - dice.
Agita la sua larga manica e si alza nel bosco una bufera di neve dalla terra fino al cielo che porta via gli alberi e la radura dove siedono i dodici mesi.. La neve nasconde alla vista il fuoco e lo si sente solamente crepitare e ardere.
Si spaventa la figlia della matrigna.
- Basta! - grida. - Smettila!
La tempesta di neve è ora come un vortice, riempie i suoi occhi, le fa mancare il fiato. Cade in un cumulo di neve e ci affonda.
E la matrigna aspetta e aspetta sua figlia, e guarda dalla finestra, e corre alla porta, ma niente, di lei nessuna traccia. Indossa qualcosa di caldo e va nel bosco. Ma è mai possibile trovare qualcuno in una simile tempesta nel fitto del bosco!
Cammina, cammina, cerca, cerca finché lei stessa non muore di freddo.
E così rimasero entrambe ad aspettare l'estate nel bosco.
E la figliastra visse a lungo, diventò grande, si sposò, ebbe dei bambini.
E dicono che avesse accanto a casa un giardino così favoloso che uno simile non si è mai visto al mondo. Prima che in tutti gli altri in questo giardino nascevano i fiori, maturavano le bacche, le pere, le mele. Durante il caldo afoso qui era fresco, quando imperversava la tempesta di neve qui c'era silenzio.
- Questa donna ospita tutti e dodici i mesi insieme! - diceva la gente.
E chi lo sa! Forse era proprio così!