Dieci giorni tra stupore e fascino. Più di cento icone sono “uscite allo scoperto”, sono ritornate a farsi guardare e a guardare, a parlare nel loro misterico silenzio. A tanta gente, che è accorsa in una sorta di passaparola. La mostra si intitolava "La Russia nella collezione privata Domenico Siracusa” ed è stata organizzata dall'Associazione Culturale “Messina-Russia”, nella città dello Stretto dal 16 al 25 maggio.

 

Raccolte da un privato della provincia di Messina nel corso di due decenni, le icone provenivano tutte dalla Russia o da paesi dell'Ex Unione Sovietica. Databili tra il '700 e inizio '900, hanno incantato con la loro bellezza, fatta di abilità tecnica e spiritualità traboccante, e “adornate” dalla pregnanza del tempo che le ha arricchite delle preghiere dei fedeli.

I soggetti sono tutti quelli della tradizione iconografica, nello specifico di quella russa: il Pantocratore, la SS. Madre di Dio nelle sue diversi modelli, “del Segno”, “delle Tre mani”, di Kazan', di Vladimir, di Tichvin; i menologi, i santi, quelli comuni a tutta la cristianità, San Nicola, San Giorgio... e quelli tipicamente russi: Boris e Gleb, San Serafino di Sarov; il Santo Vescovo Mitrofan di Voronež; le icone delle festività e dei misteri della fede; e, non ultime, quelle da viaggio, piccolissime, spesso in materiali non tradizionali, come il bronzo o la porcellana.

L'icona non è un patrimonio del passato, ma è un presente vivo ed attuale. A testimoniarlo, nel giorno dell'inaugurazione, la partecipazione di una delle iconografe più stimate nel mondo, Lia Galdiolo. Che ha raccontato, non tanto come si fa un'icona, ma cos'è un'icona. Il ruolo imprescindibile dell'icona nella vita cristiana: non un'immagine religiosa, ma immagine visibile del trascendente, presenza sacrale. Che può parlare a tutti, con i suoi colori, la sua simbologia / teologia non per pochi eletti, ma per tutti. Il problema semmai è recuperare, soprattutto in occidente, la capacità di leggerle. Al pari dei libri sacri, esse hanno fatto parte nel primo millennio della storia e del patrimonio comune cristiano delle chiese d'oriente e di occidente.

La Russia, ereditando l'icona da Bisanzio, si trova oggi ad essere un “veicolo” straordinario di civiltà e spiritualità a cui molti guardano per trovare alimento e dare nuova linfa al cammino personale e della collettività, nel viaggio della vita.

Giuseppe Iannello

Link ad album fotografici dedicati alla mostra:

 

Album n.1

 

Album n.2