Novembre 2003

Quando ci si fissa con un’idea, si rischia di ammalarsi. George Orwell ha dato un nome a questa sindrome. L’ha chiamata genericamente “nazionalismo”. Una forma patologica della mente e dell’anima che opera un processo di transfer della propria coscienza in un uomo, in un’ideologia, in una fede, in un paese, ponendo l’entità di arrivo al di sopra del bene e del male.

Cosa c’entra questo con noi? C’entra. Perché noi abbiamo scelto la Russia come oggetto della nostra “passione”. E si sa, la passione accende gli animi ma può oscurare le menti.

Ritorniamo ad Orwell:

“se l’unità scelta è una nazione, ad esempio Irlanda o India [cambia con Russia], [il nazionalista] ne reclamerà in genere la superiorità non solo delle armi e della virtù politica, ma anche arti, letteratura, attività sportive, struttura della lingua, bellezza fisica degli abitanti e forse persino del clima, del paesaggio, della cucina. Si emozionerà al sano spiegamento delle bandiere, ai caratteri tipografici usati dai giornali, all’ordine nel quale i vari paesi vengono citati”

Nella nostra “passione” c’è stato e c’è anche qualcosa di tutto questo. Ma non abbiamo intenzione di concedere niente a questa “Donna”. La passione dovrà passare al vaglio della nostra ragione e, come spesso accade, odio e amore s’intrecceranno, in un gioco di attrazioni e repulsioni che è la vita stessa. A tre anni dalla nascita del sito è rimasto intatto il desiderio di condividere questa vita con chi nell’etere e nella realtà si è imbattuto nella Russia, col suo fascino e con le sue contraddizioni.

Russianecho.net

 

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