La cortina di ferro e la cortina di fumo dei libri proibiti

 

Questa è una storia di libri, di libri proibiti introdotti clandestinamente nella Russia comunista e di una suora speciale e colta che ha dedicato tutta la sua vita alla cultura russa.

Durante gli anni della guerra fredda tra l'occidente democratico e cattolico e l'oriente comunista e ateo sono state combattute tante battaglie che hanno segnato profondamente tutto il corso storico del secolo passato nel quale tanti giovani della mia generazione hanno vissuto e lottato nella speranza di un cambiamento, coltivando l'ideale della giustizia sociale.

Ora sono trascorsi circa venticinque anni dal crollo dello stato sovietico e di quelle battaglie ci resta solo un vago ricordo così come della loro posta in gioco.

Le ultime generazioni poco o niente sanno della drammatica crisi della “Baia dei Porci” che stava spingendo l'umanità sul ciglio della guerra atomica. Tanti giovani confondono il comunismo con il nazismo e a volte capita di sentirne alcuni sostenere che Stalin era alleato di Hitler e persecutore degli ebrei. Molti sembrano non sapere che il tributo sovietico alla causa della libertà dal nazi-fascismo è costato al popolo sovietico 20 milioni di morti.

La disinformazione e la rimozione della memoria storica è l’inevitabile e amaro tributo che si paga ai vincitori, gli unici abilitati a scrivere la storia.

E la storia non deve dimenticare. Tanto per ricordare qualcosa: la corsa per la conquista dello spazio e di quella più nefasta degli armamenti nucleari, il muro di Berlino e le fughe dei dissidenti, il maccartismo e il caso Rosemberg che costò ai due coniugi americani la sedia elettrica.

Poi ci sono le battaglie poco note che si sono combattute su altri campi, come quello della cultura che, con la vicenda della pubblicazione del Dottor Zivago, divenne un caso mondiale, come bene ha ricostruito Russiaecho. Senza dimenticare le drammatiche fughe da Berlino est sul Checkpoint Charlie - il vecchio posto di blocco simbolo della divisione dell’Europa - e lo scambio di spie sul grigio ponte Glienikle, oppure, con sorpresa, le antiche battaglie per contendersi la supremazia dello spirito che, nonostante la laicità dello stato sovietico e la dichiarata lotta alle religioni bollate come retaggio di un passato nel quale regnava la superstizione e l'ignoranza, hanno continuato a combattersi per tutto il secolo passato; ad est non più sotto gli stendardi della Santa Russia zarista ma sotto quelli del primo stato comunista, ad ovest sotto le insegne della democrazia unica possibile e perciò da esportare o imporre a seconda delle situazioni con tutte le sue strutture e sovrastrutture culturali e religiose.

 

L'occidente per definizione è sempre cattolico, l'oriente comunista per definizione è sempre ortodosso.

 

Delle tante battaglie combattute quella della riconquista delle anime è la meno conosciuta, forse perché nel secolo più politico della storia moderna, il ventesimo secolo, tutti gli sguardi erano rivolti alla sfera della politica e solo di sfuggita a quella della dimensione religiosa - tranne che per un breve passaggio, generato dal Concilio Vaticano Secondo che illuminò la scena mondiale riportando l’attenzione del mondo sulla chiesa e sull’etica della religione come fattore importante e regolatore della vita delle nazioni e dei popoli.

Questo breve lavoro di ricerca e di contributo alla riflessione sugli anni della guerra fredda nasce dal racconto di una suora, dalla mia personale conoscenza di una esperienza spirituale nata in un contesto religioso voluto per redimere la Russia, e da alcune pellicole cinematografiche in uso, credo, fino alla fine degli anni 80 e poi soppiantate dai cd.

Durante una visita presso la comunità del Monastero femminile russo Uspensky di Roma, una suora mi ha consegnato una busta di plastica contenente alcune pellicole cinematografiche dicendomi: ”Le conservi lei, sono i film che suor M. portava con sé in Unione Sovietica per diffondere il cristianesimo”.

Alcuni anni fa, in un precedente contributo, avevo brevemente descritto i tesori spirituali ed artistici custoditi nel Monastero femminile russo della Dormizione (Uspenskij in russo) che si trova a Roma e mi riproponevo di approfondire la sua storia in una prospettiva nuova ma allora non potevo immaginare di raccontare certi aspetti della missione antica dell’Uspenskij attraverso i fotogrammi di film americani.

Le pellicole, circa trenta, sono film come “Gesù di Nazzaret” di Franco Zeffirelli e kolossal americani come la “Bibbia” e “ i Dieci Comandamenti”. Non posso purtroppo dire – per mancanza di uno dei vecchi proiettori - in quale lingua siano stati distribuiti, non hanno sottotitoli ma i film iniziano tutti con il titolo scritto in lettere cirilliche. Trattandosi di film occidentali, e oltretutto proibiti per il contenuto religioso, qualcuno deve averli prodotti proprio per introdurli clandestinamente e per proiettarli ad un pubblico di lingua russa.

La missione del Monastero russo di Roma affonda le sue radici negli episodi che diedero luogo alla nascita delle predizioni mariane di Fatima a cui si legano intimamente i suoi misteri, le apparizioni, la vita di alcuni Papi e il destino della Santa Russia.

Per l'occidente, per la Chiesa cattolica in particolare, la questione russa è antichissima, possiamo dire che risale all’epoca lontana di quando gli zar (caduta Costantinopoli in mano turca 1453) proclamando “Mosca Terza Roma”, vollero essere in tutto e per tutto gli unici eredi dell'antico impero romano e gli estremi e ultimi difensori della vera fede in chiave bizantina. Da quel fatidico momento il solco che separa e allarga i confini culturali e spirituali tra queste due parti dell’Europa contribuirà a definire due diverse direttrici storiche che si opporranno ben oltre la sfera spirituale.

 

Il confronto tra le due chiese, nel tempo, ha poi fatto da contrappunto all’antagonismo che ha contrassegnato la rivalità tra i due blocchi che si erano spartiti il mondo all’indomani della fine della seconda guerra mondiale.

Se potessimo osservare un diagramma che descrivesse per immagini la posizione della chiesa di Roma durante la guerra fredda, potremmo veder salire al soglio di Pietro un Papa polacco di scuola anticomunista, quando lo scontro sale nei toni e le dichiarazioni ufficiali diventano minacciose; al contrario, un Papa buono e amico degli slavi, quando il conflitto volge al bello, come all’indomani della de-stalinizzazione operata da Krusciov con l’inaugurazione della cosiddetta ”Coesistenza pacifica”.

Ciò nonostante, e per molte e differenti ragioni, la chiesa di Roma non ha mai rinunciato all’idea di una nuova comunione con i fedeli ortodossi. La Fede orientale ha sempre rappresentato per Roma un modello spirituale ammirato di religiosità piena e totale. Diversamente dalla fede secolarizzata diffusasi in occidente che appare debole, non carismatica e troppo coinvolta nelle questioni terrene, l’ortodossia ha mantenuto l’antica integrità dei Padri della Chiesa e continua ad esercitare sui propri fedeli la totale pienezza della sua indiscussa autorevolezza, tanto che a nessun fedele russo verrebbe in mente, come ad un credente d'occidente, di provare l’esistenza di Dio.

I tentativi per ricongiungersi con i fedeli orientali, però, non hanno avuto sempre un carattere ecumenico improntato al dialogo per superare le tante storiche e dogmatiche incomprensioni, molte delle quali dimenticate e incomprensibili come la disputa sul Filoque, appartenenti ad epoche remote e scismatiche.

La storia di questi tentativi è stata spesso tragica: in epoca medievale furono le crociate, poi il movimento degli uniati per dividere e indebolire la chiesa ortodossa e in epoca contemporanea le missioni per evangelizzare gli ortodossi, come fossero ancora degli scismatici.

Senza forzare troppo i fatti che riguardano la missione dell’Uspenskij, ma con un po’ di immaginazione per aiutare ad interpretare e collocare i fatti storici, possiamo dire che anche i film si possono inserire in questo contesto storico che, come un fiume carsico, riemerge proprio nell’anno fatidico della rivoluzione russa, l’anno 1917 ma prende il via a Fatima e non a Mosca.

Vediamo i fatti: Lucia, la veggente pastorella di Fatima, prima di entrare per sempre in clausura, svelò una delle esortazioni che aveva ricevuto dalla Vergine Maria durante le apparizioni, la Madonna raccomandava a tutto il mondo di pregare per la Russia e di fare opere per la sua salvezza.

La rivoluzione, agli occhi dei governi occidentali, era spaventosa e temibile ma per la chiesa di più ancora: tutti i demoni descritti da Dostoevskij, i tanti Nikolaj Vsevolodovic Stavrogin, potevano agire ora liberamente e alla luce del sole per diffondere il male e la dissolutezza con tutti i mezzi.

La rivoluzione era iniziata in Russia ma l’attacco era a tutto l’occidente, chiesa di Roma compresa. Le gerarchie vaticane reagirono agitando rappresentazioni demoniache e apocalittiche che descrivevano i comunisti come nemici della famiglia, empi diavoli assetati di sangue, senza Dio, e persecutori dei buoni cristiani.

 

Per la Chiesa, il comunismo era l’inevitabile punizione divina del popolo russo per aver abbandonato da troppo tempo la fede di Roma. Questa rappresentazione aveva buon gioco e forte presa sulle persone semplici, in maggioranza contadini analfabeti che popolavano le montagne e le pianure dell’Europa. Persone educate dalla chiesa a temere il cambiamento e le diversità che, in questo caso, si presentava con la maschera terrificante delle genti slave.

"Se farete quello che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace……
La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio nel regno di Pio XI ne comincerà un'altra peggiore. Per impedire tutto questo verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate, infine, il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace.”

Il messaggio di Fatima è chiaro e si può brevemente sintetizzare così: la guerra mondiale - la prima- è finita ma un’altra guerra ben peggiore si profila all’orizzonte, la guerra del comunismo e dell’ateismo contro i cristiani e i governi legittimi. La Madre di Dio, attraverso la voce della pastorella, chiede di aiutare la Russia a liberarsi dall’ateismo, a pregare e a fare opere per scongiurare il diffondersi del male bolscevico.

L’occidente deve fare in fretta per impedire che il potere comunista si rafforzi e dilaghi tra i diseredati e le masse operaie ulteriormente impoverite dalla guerra. Mentre gli stati europei si coalizzano per sostenere, con armi, denaro e intrighi, l’armata bianca zarista, la Chiesa non sta a guardare e inizia a concretizzare l’appello di Fatima.

 

Roma, 15 agosto del 1929

Viene eretta la prima opera per la salvezza della Russia, il Collegium Russicum.

Una istituzione speciale per la formazione di seminaristi immigrati di origine slava per prepararli all’evangelizzazione della Russia caduta in mano agli atei bolscevichi. La cifra apostolica del Russicum è presto detta: forgiare spiritualmente i nuovi missionari, la quinta colonna che deve sconfiggere dall’interno l’ateismo indebolendo la chiesa ortodossa ritenuta compromessa a causa della sua stessa natura storica e spirituale.

Il progetto Russicum, per annunciare e diffondere la parola di Dio in Russia anche a costo della morte, porta la firma della Compagnia di Gesù.

Padre Michel d’Herbigny, un gesuita francese che conosce bene la Russia per averci soggiornato negli anni della guerra civile, è l’ideatore dell’operazione Russicum.

 

Il Vescovo d’Herbigny dirigeva il Pontificio Istituto Orientale, conosceva perfettamente il russo e la cultura di quel paese, già prima del 1926 aveva svolto importanti missioni clandestine per ricostituire le gerarchie cattoliche decimate dalla rivoluzione e, proprio a seguito di questi tentativi falliti, insieme a Papa Pio XI - fervente anticomunista - diede vita all’operazione Russicum.

Il Russicum è avvolto da un’atmosfera di riservatezza che contribuirà a far nascere molte leggende sul suo operato e tutte in chiave antisovietica. Le grigie nebbie che hanno sempre avvolto l’edificio umbertino all’Esquilino, continuano ad esercitare un fascino sinistro d’altri tempi. Passando per via Carlo Cattaneo sembrerebbe che da queste latitudini non siano passate né Glasnost né Perestroika. I padri gesuiti che lo dirigono si distinguono per riservatezza e dedizione all’impegno ecumenico e alle nuove evangelizzazioni, tuttavia sempre respinte dal Patriarcato ortodosso con la stigmate del proselitismo e dell’ingerenza.

Il pericolo comunista, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, è ancora più forte di prima, l’Unione Sovietica siede al tavolo dei vincitori e detta condizioni sul futuro del mondo.

Durante gli anni della guerra la Chiesa di Roma ha mantenuto una posizione spesso ambigua riguardo al fascismo e alle leggi razziali ma sempre apertamente anticomunista. Nel dopoguerra lo scontro frontale, anche piuttosto rozzo e aggressivo nei toni, non ha più molto senso. La chiesa, a malincuore, riconosce che la Russia comunista ha consolidato il suo potere ed è perciò tempo di avviare un dialogo nuovo.

E’ il tempo del disgelo: ad est con la destalinizzazione varata da Krusciov, che prenderà il nome di Coesistenza Pacifica, nell’impossibilità di addivenire ad una vittoria dell’uno o dell’altro blocco senza scatenare una guerra atomica che porterebbe alla distruzione del pianeta, ad ovest con la chiesa di Roma che apre al nuovo corso con la visita in Vaticano della figlia di Krusciov Rada e del marito Aleksej Ivanovich Adgiubei (allora direttore della Izvetia). Ora la linea la detta il Concilio voluto dal Papa amico degli slavi, una linea di rinnovamento di alto profilo, attenta ai cambiamenti sociali che si stanno affermando anche in occidente.

Le tesi del Concilio Vaticano Secondo sono chiare, si condanna “l’errore e non più l’errante”.

Nasce la politica che incoraggia e sostiene il dissenso, per questa strategia occorrono libri e persone pronte a diffonderli sul territorio del più grande stato ateo del mondo, l’Unione Sovietica.

Ma il dissenso in URSS esiste anche a prescindere dalle pressioni occidentali e riguarda la natura stessa del socialismo ovvero se si devono privilegiare le libertà collettive o quelle individuali, se può esserci un socialismo democratico oppure, al contrario, se va combattuto come in Cecoslovacchia e Ungheria.

In tutta L’unione Sovietica iniziano a diffondersi i cosiddetti samizdat, opere clandestine che circolano dattiloscritte di mano in mano e che contribuiranno alla creazione di una cultura alternativa democratica del sottosuolo e non sempre anticomunista. Il fiume sotterraneo del samidatz è una rete estesa di comunicazione di una cultura che cerca di esistere oltre la censura e a cui ben presto si uniranno, per confluire in un unico movimento, i tamizdat ovvero testi pubblicati tam cioè “ di là ”, oltre frontiera.

 

Bruxelles, 1945

Viene fondato il comitato belga di documentazione religiosa sull’oriente che farà nascere la casa editrice “ La vita con Dio”

Dopo la fine della seconda guerra mondiale migliaia e migliaia di prigionieri di guerra sovietici e uomini e donne rastrellati dai nazisti durante gli anni dell’occupazione scelgono di restare nella parte occidentale dell’Europa controllata dagli americani. Per questi profughi il ritorno in Patria significherebbe affrontare un processo per vigliaccheria, tradimento e collaborazionismo. Dovrebbero sopportare lunghi periodi di internamento e lo sdegno e le umiliazioni dei sopravvissuti.

Saranno allestiti numerosi centri profughi sparsi per l’Europa nei quali, oltre all’assistenza materiale, alcune istituzioni caritatevoli inizieranno un’ opera di proselitismo e per questo scopo occorrono libri stampati nella lingua russa e persone disposte a diffonderli.

Nascono piccole ma agguerrite case editrici che pubblicano libri sacri e testi edificanti di autori occidentali.

Una di queste case editrici è il Centro “Vita con Dio” con sede a Bruxelles fondato da Irina Posnova.

Irina Posnova è una profuga russa, figlia di un biblista e storico della chiesa ortodossa. Una famiglia di bianchi che, come tante, dovrà emigrare per mettersi al sicuro dalla rivoluzione e dalla guerra civile che come una tormenta spazza via ogni resistenza del passato. La Posnova si convertirà presto al cattolicesimo, a Sofia, dove è rifugiata la sua famiglia, conosce Angelo Roncalli - il futuro Papa Giovanni XXIII- che l’aiuta ad entrare all’Università cattolica di Loviano in Belgio, qui entra in contatto con i profughi russi e decide di dedicarsi alla cura spirituale e alla formazione religiosa del “popolo sovietico”.

La Posnova, raccontano i suoi biografi, è sconvolta dall’assenza di religiosità dei profughi e concepisce l’idea di lavorare per il loro sostegno spirituale per ricondurli alla fede in Dio.

Inizia così un lavoro intenso di stampa e di pubblicazioni religiose tutte dedicate al “popolo sovietico”. La casa editrice “La vita con Dio” ben presto si ritroverà al centro di un’attività complessa, di una rete fitta fatta di mille piccoli centri che si incaricheranno di portare, distribuire in Unione Sovietica libri clandestini che esaltano la chiesa di Roma e il ritorno sotto l’ala apostolica del Vaticano delle chiese orientali ortodosse.

 

 

Roma, 16 dicembre 1957

Nasce il Monastero russo Uspensky (Dormizione). Un piccolo monastero di suore russe della diaspora riunite a Roma per pregare per la Russia. Una sola speciale missione viene assegnata al Monastero russo, quella di pregare per tutte le missioni e per ogni opera che possa riavvicinare le due chiese. Il fondamento del monachesimo orientale è la contemplazione, la preghiera, il silenzio, l’ascesi volta a raggiungere la perfezione cristiana.

Nel Monastero russo di Roma questa regola non sarà mai infranta e le suore che nel tempo hanno dato vita alla comunità religiosa, hanno dato prova di abnegazione e ubbidienza non comuni.

Il Monastero ebbe in quegli anni un ruolo importante e di supporto per i prelati e metropoliti orientali e russi che parteciparono al Concilio Vaticano Secondo. L’Uspenskij fu la residenza del metropolita di Leningrado e Novogorod Nikodim, osservatore speciale del Patriarcato di Mosca al Concilio Vaticano secondo.

Il ruolo e l’attività del Monastero russo nel tempo non sono cambiati, la preghiera esicastica incessante e continua è stata il conforto ideale per i viaggi di una suora che ha dedicato la sua vita alla spiritualità cristiana nel tentativo di unire nel bello e nell’amore del vero i due mondi lontani.

Questa suora, forse tra le più competenti studiose dell’arte iconografica russa, periodicamente organizzava viaggi di studio e di incontri spirituali in Unione Sovietica. Ma in questi viaggi, dove pure si introducevano libri allora proibiti dal regime comunista, la posta in gioco era quella della reciproca conoscenza con la quale si sperava di superare la diffidenza accumulata negli anni e nei decenni. Probabilmente le proiezioni dei film avvenivano in ambienti privati collegati alle poche sedi del cattolicesimo russo. La “Bibbia” e “I dieci comandamenti” in versione cinematografica erano perfettamente sconosciuti in Unione Sovietica e credo che gli spettatori ricavassero un’ impressione soprattutto hollywoodiana, dell’ importanza e della forza del cattolicesimo nella vita sociale occidentale sconosciuta ai sovietici, anche a quelli che non avevano abbandonato la fede e la speranza di ricongiungersi con la chiesa di Roma che avrebbe comportato, finalmente, la fine del comunismo. Ma se i film dovevano mostrare ai sovietici che partecipavano agli incontri spirituali, un aspetto dell’arte cinematografica che in occidente tratta il tema della vita di Gesù, nella patria dell’ateismo, la sensibilità artistica e spirituale russa avevano già prodotto uno dei più grandi capolavori della cinematografia mondiale, Andreij Rubliov, il film di Andrej Tarkovskij, un affresco della spiritualità russa attraverso la vita del grande iconografo e dell’affermazione della centralizzazione dello stato russo irripetibile e forse insuperabile.

Di fronte al capolavoro prodotto dalla Mosfilm nel 1966, la storia dei kolossal americani portati in Russia per sostenere la fede dei credenti cattolici segna un importante punto a favore dello stato sovietico che, pur alzando la bandiera dell’ateismo, è stato capace di produrre un’ opera di estrema purezza spirituale nella quale l’arte di Andrei Tarkovskij sapientemente ha saputo mostrare senza alcuna dimostrazione di potenza, l’anima semplice e profonda del popolo russo.

 

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica la chiesa di Roma non ha più avuto bisogno di diffondere il suo credo con mezzi clandestini, tuttavia la disputa tra le chiese continua.

Sotto il pontificato di papa Woytila, come si ricorderà, si fecero molti passi indietro e pochi verso la reciproca comprensione, tutti gli sguardi e le attese sono ora concentrate sul nuovo pontificato di papa Francesco e sulla capacità del Patriarcato di Mosca di rinnovarsi nella tradizione.

 

Roma, 12.11.2013

 

Luigi Novelli

 

 

Categoria: Arte e cultura