INCUBO A NATALE

Quando il gambero fischiò

 

di N.N. Teffi (1872-1952)

 

L’albero di natale fu spento, gli ospiti se ne andarono.
Il piccolo Petja Zabotykin strappava meticolosamente la coda del cavalluccio nuovo ed ascoltava attentamente il discorso dei genitori che raccoglievano le ghirlande e le stelle, conservandole per l’anno successivo. Il discorso era interessante.
- È l’ultima volta che faccio l’albero – diceva papà Zabotykin. Ci sono solo spese e nessuna soddisfazione.
- Pensavo che tuo padre ci avrebbe mandato qualcosa per le feste - aggiunse maman Zabotykina.
- Si, un corno! Quando il gambero fischierà.[1]
- Io pensavo che mi avrebbe regalato un cavalluccio vero, - alzò la testa Petja.
- Si, un corno! Quando il gambero fischierà.
Il padre stava seduto con le gambe divaricate e il capo chino. I suoi baffi pendevano come se fossero stati bagnati, gli occhi spalancati e assenti fissavano tristemente un punto.
Petja guardò il padre e decise che quello era proprio il momento giusto per una domanda.
- Papà, perché proprio il gambero?


- Eh?
- Si avrà tutto quando fischierà il gambero?
- Eh!
- E quando fischierà?
Il padre stava per rispondere in tutta sincerità alla domanda del figlio, ma ricordò che il dovere di un padre consisteva nella rigidità, diede a Petja un leggero scappellotto e disse:
- A letto, porcellino!
Petja si coricò ma non smise di pensare al gambero. Anzi, il pensiero si annidò talmente nella sua testa che ogni altro aspetto della vita perse interesse. Le code dei cavallucci rimasero non strappate, la molla del soldatino meccanico integra, il fischietto del pagliaccio al suo posto nel panciotto - in poche parole dappertutto una tremenda trascuratezza perché il proprietario aveva ben altre cose a cui pensare. Egli meditava ed escogitava come fare in modo che il gambero potesse fischiare al più presto.
Si recò in cucina a chiedere consiglio alla cuoca Sekletin’ja. Lei disse:
- Il gambero non fischia perché non ha le labbra. Quando gli cresceranno, fischierà.
Né lei né chiunque altro potevano dare spiegazioni più dettagliate.
Crescendo, Petja incominciò a rifletterci sempre più.
- Ci deve essere un motivo se si dice che quando il gambero fischierà si avvererà tutto ciò che si desidera.
Se il fischio del gambero fosse soltanto simbolo d’impossibilità allora perché non dire “quando volerà un elefante” oppure “quando la mucca inizierà a cinguettare”. Invece no! Qui vi è racchiusa la millenaria saggezza popolare. Questa faccenda non si può trascurare. Il gambero non può fischiare perché non possiede polmoni. E così sia! Ma è possibile che la scienza non possa modificare l’organismo del gambero e con la selezione e diverse manipolazioni constringerlo a sviluppare i polmoni?
Tutta la sua vita fu dedicata a questo problema. Si occupò di scienze occulte per scoprire il legame mistico fra il fischio del gambero e la felicità dell’uomo. Studiò la costituzione del gambero, il suo modo di vivere, le abitudini, la genesi e le capacità.
Si sposò, ma non era felice. Odiava la moglie perché respirava con i polmoni di cui il gambero era privo. Divorziò e dedicò tutta la vita al servizio dell’idea.
Sul punto di morte disse al figlio:
- Figlio mio! Segui il mio insegnamento. Lavora per la felicità del tuo prossimo. Studia la costituzione del gambero, osservalo, costringi quel disgraziato a cambiare la propria natura. Le scienze occulte mi hanno rivelato che ogni fischio del gambero realizzerà uno dei desideri più ardenti e sinceri dell’uomo. Ora, se sei una persona onesta, puoi pensare a qualcosa di diverso da questo fischio? I miopi costruiscono ospedali e pensano di far del bene al prossimo. Questo, senz’altro, è più facile che modificare la natura del gambero. Ma noi, la famiglia Zabotykin, una generazione dopo l’altra, lavoreremo e raggiungeremo il nostro obiettivo!
Quando morì, suo figlio ne continuò l’impresa. Le stesse idee pervasero anche il nipote, mentre il pronipote, dopo aver capito che in Russia era difficile occuparsi di ricerche scientifiche serie, si trasferì in America. Gli americani non amavano i nomi lunghi e Zabotykin fu ben presto battezzato Mister Jeb. E fu in questo modo che la gloriosa generazione si smarrì sfuggendo all’attenzione della parentela russa.
Passarono tanti, tantissimi anni. Nel mondo cambiarono molte cose, ma l’unità di misura della felicità umana rimase sempre la stessa come quel giorno in cui Petja Zabotykin chiedeva strappando la coda del cavalluccio:
- Papà, perché proprio il gambero?
Le persone, come allora, desideravano più di quanto ricevevano, come allora ardevano per desideri irrealizzabili e ne soffrivano. Un giorno nei giornali apparve uno strano annuncio.
“Gente! Preparatevi! La fatica di molte generazioni volge alla fine! La società per azioni “Mister Jeb & Company” annuncia che il 25 dicembre corrente, per la prima volta, il gambero fischierà e si esaudirà il desiderio più ardente di una persona su cento, cioè dell’1% dell’umanità. State pronti!”
Inizialmente le persone non diedero molta importanza a quest’annuncio, pensando: “Ecco, probabilmente si tratta di una truffa. Una ditta americana promette miracoli e in realtà si tratterà della pubblicità di un lucido per le scarpe. Le conosciamo fin troppo bene!
Ma più si avvicinava la data prefissata più si pensava alla trovata americana, si scuotevano le teste e i pareri si dividevano.
Quando la notizia fu divulgata dai giornali che pubblicarono il ritratto del grande inventore e le foto del suo laboratorio da tutte le prospettive, nessuno più nascose la propria fiducia nel futuro miracolo.
Ben presto apparve la foto del gambero che avrebbe dovuto fischiare. Somigliava piuttosto ad un commissario di polizia distrettuale della regione del Sud-Ovest che ad un animale a sangue freddo. Gli occhi stralunati, i baffi lunghi, l’espressione spavalda. Fu vestito con uno strano giubbotto di maglia con lacci, la coda sembrava nascosta in un batuffolo di cotone o forse non c’era proprio.
Questa immagine godeva di grande popolarità. Veniva stampata sulle cartoline nelle varianti più improbabili: verde con gli occhi azzurri, lillà con i brillantini color oro e così via. C’era la sua immagine sull’etichetta della nuova vodka di sorbe. Il nuovo dirigibile russo aveva la sua forma e si muoveva indietreggiando. Ogni signora che si rispettava abbelliva il proprio cappello con le chele.
In autunno la società “Mister Jeb & Company” emise le prime azioni che salirono così in alto che persino le società più quotate ne parlavano in modo reverenziale.
Il tempo passava, correva, volava. All’inizio d’ottobre, quarantadue case discografiche mandarono in America i loro rappresentanti per registrare e divulgare in tutto il mondo il primo fischio del gambero.
La mattina del 25 dicembre tutti si svegliarono prestissimo. Molti non erano neppure andati a dormire passando il tempo in calcoli e discussioni su quanti secondi sarebbero intercorsi tra il fischio del gambero emesso in America e il riscontro dei primi effetti sortiti in Russia. Alcuni sostenevano che si sarebbe diffuso con la rapidità propria dell’energia elettrica. Altri ribattevano che la corrente astrale era più veloce di quella elettrica e siccome in questo caso si trattava, sicuramente, di corrente astrale e non di un’altra, di conseguenza …
Dalle otto del mattino le strade brulicavano di gente. I poliziotti a cavallo bonariamente spingevano i passanti con i posteriori degli animali, mentre la gente rumoreggiava allegramente e aspettava.
Fu annunciato che all’arrivo del primo telegramma sarebbe stato sparato un colpo di cannone.
Si aspettava ansiosamente. La gioventù estasiata esultava rumorosamente facendo mille radiosi progetti. Gli scettici brontolavano e consigliavano di rincasare e far colazione perché, ovviamente, non sarebbe accaduto nulla ed era da stupidi battere la fiacca.
Alle quattordici in punto risuonò un chiaro ed echeggiante colpo di cannone cui risposero migliaia di felici sospiri.
Ma qui accadde qualcosa di strano ed inaspettato, d’imprevisto, un fatto in cui nessuno potè e volle vedere un anello di congiunzione: un colonnello alto e grasso iniziò a gonfiarsi in modo alquanto strano, come se lo facesse di proposito. Aumentò di volume prendendo la forma di un pallone allungato, il suo cappotto cominciò a cedere, si lacerò una cucitura sulla schiena, e come se manifestasse gioia per aver superato un ostacolo sgradevole, scoppiò rumorosamente spargendosi ovunque.
La folla indietreggiò. Molti, strillando, si diedero alla fuga.
- Cosa è successo? Cosa è successo?
Un soldato pallido sorrise forzatamente con le labbra tremanti, si grattò dietro l’orecchio e fece un gesto disperato con la mano:
- Punitemi, compagni! È colpa mia! Gli ho augurato: “Che tu possa scoppiare”.
Ma nessuno gli dava retta né l’assaliva perché tutti erano intenti a guardare con orrore una vecchietta lunga lunga, con una mantellina di volpe, che strillava orribilmente: aveva cominciato a ruotare su se stessa davanti agli occhi di tutti prima di sprofondare sotto terra.
- È sprofondata, vigliacca! – biascicarono soddisfatte le labbra di qualcuno.
La folla fu presa da un panico terribile. Tutti correvano senza una meta atterrandosi e calpestandosi. Si sentì l’ultimo rantolo di due vecchie soffocate dalle proprie lingue e subito dopo l’urlo di un vecchio:
- Picchiatemi, gente di fede! È per un mio desiderio che queste vecchie muoiono!
Una sera terribile cedette il posto ad una notte da incubo. Nessuno dormiva. Si ripensava ai propri nefasti desideri e s’aspettava l’esaudirsi di quelli altrui sulla propria pelle.
La gente moriva come mosche d’inverno. In tutto il mondo, soltanto una bambina nella Guinea del Nord si avvantaggiò del fischio del gambero: le era passato il raffreddore per l’augurio della zia seccata per il suo continuo starnutire. Tutti gli altri desideri buoni (se mai ce ne furono) risultarono troppo deboli e freddi perché il gambero potesse favorire il loro avverarsi.
L’umanità, a passi da gigante, si avvicinava all’estinzione, che sarebbe giunta presto se non fosse stato per l’avidità della “Mister Jeb & Company” che, volendo alzare sempre più le proprie azioni, sfinì il gambero, costringendolo a fischiare a più non posso con sollecitazioni elettriche e pillole specifiche.
Il gambero morì.
Sul monumento funerario (opera premiata di un famoso scultore) fu inciso:

Qui giace
l’esemplare di gambero che fischiò (proprietà della “Mister Jeb & Company”),
che soddisfò le anime umane e esaudì i loro più profondi desideri.
Non svegliarti.

[Traduzione di Tatiana Ostakhova]

 

 

[1] Quando fischierà il gambero è un idioma utilizzato per indicare “una cosa irrealizzabile, che non si avvererà mai”.

Disponibile il testo originale in lingua russa