Tante le novità editoriali in occasione del bicentenario della nascita dello scrittore russo. Qualche titolo

In quest’anno ricco di anniversari non può di certo passare in secondo piano il bicentenario della nascita di Dostoevskij (11 novembre 1821). Tra i vari libri pubblicati quest’anno di e sul celebre autore russo si segnalano La febbre del gioco edito da Marcos y Marcos, che contiene le lettere di Dostoevskij sulla sua dipendenza dal gioco d’azzardo e in particolare il periodo frenetico trascorso al casinò di Wiesbaden (Germania) con la rassegnata seconda moglie Anna Grigor’evna, che per amore sopportava il vizio del marito e prendeva atto del suo bisogno di toccare il fondo e di sentire la pressione dei debiti di gioco per trovare il materiale di cui scrivere. È infatti tra gli 1862 e il 1871, negli anni della formazione dell’Impero Germanico, che Dostoevskij scriverà alcuni dei suoi più celebri romanzi come Memorie dal sottosuolo, Il giocatore, Delitto e Castigo e I demòni. Le lettere sono tradotte da Fausto Malcovati e permettono ai lettori di conoscere i demoni che hanno tormentato Dostoevskij. A tal proposito degna di attenzione è la raccolta Racconti di demoni russi di Andrea Tarabbia, edita da Il Saggiatore, che contiene alcuni dei racconti ed estratti di opere di celebri e meno noti classici russi – da Lermontov a Platonov – facendoci comprendere la differenza sostanziale tra Demon e Besy. Tra le opere di Dostoevskij Andrea Tarabbia non ha scelto un capitolo de I demòni, come ci si potrebbe aspettare, ma sorprende positivamente il lettore scegliendo il capitolo de I Fratelli Karamazov in cui Ivan parla col diavolo nel sogno delirante che si trova a fare alla vigilia del processo contro il fratello Dmitri.

Sempre del Saggiatore ricordiamo le Lettere di Dostoevskij, l’epistolare più completo pubblicato in Italia delle numerose lettere scritte dall’autore russo.
Se i libri menzionati vi sembrano troppo impegnativi perché non avete troppa dimestichezza con Dostoevskij e solamente il nome vi incute timore, non abbiate paura, ci pensa a sollevarvi il morale lo scrittore parmense Paolo Nori che, con il libro candidato al Premio Campiello Sanguina Ancora. L’incredibile Vita di Fëdor M. Dostoevskij , pubblicato da Mondadori, vi introdurrà con la leggerezza e l’ironia che contraddistingue la sua scrittura alla vita e alle opere di Dostoevskij.
Tra i fatti narrati da Nori c’è l’ultimo discorso pubblico di Dostoevskij tenuto l’8 giugno 1880 al circolo dei nobili russi di Mosca per la commemorazione di Alexandr Sergeevič Puškin, di cui veniva inaugurata la statua in via Tverskaja, nel centro della capitale russa.
In quell’occasione Dostoevskij fece un discorso che fu accolto dal pubblico con entusiasmo, in cui celebrò l’Eugenio Onegin come il romanzo in versi che inaugura la letteratura moderna russa e che a suo parere avrebbe dovuto intitolarsi “Tat’jana”, in quanto è lei la vera protagonista dell’opera, e espresse il desiderio di veder risolte le contraddizioni europee in quanto il vero destino dei russi è l’Europa, e che gli europei non sanno quanto sono importanti per il popolo russo.
A quell’evento partecipò anche Turgenev, lo scrittore russo più famoso in Europa in quel periodo, che, sentendo il discorso di Dostoevskij, decise di non tenere l’intervento programmato e si rappacificò definitamente con lui e non uscì più la questione del denaro che gli doveva Dostoevskij per i debiti da gioco contratti e, da parte sua, questi smise di gettare fango sulle qualità letterarie di Turgenev e in particolare sulla qualità del romanzo Fumo, di cui riteneva che fosse tutto fumo e niente arrosto. Così, tutto è bene quel che finisce bene.
Infine se è piaciuto leggere il romanzo saggio di Nori, di quest’ultimo autore è in programmazione il saggio Un certo Dostoevskij , che uscirà per Utet nel mese di ottobre, a ridosso del bicentenario della nascita del più grande scrittore russo di tutti i tempi.

Roberto Cavallaro

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