Abbiamo voluto riprendere quest'anno una vecchia “nota” scritta più di dieci anni fa e poi semplicemente “aggiungere” qualcosa. Perché il Nove Maggio nessuno potrà mai cancellarlo, si potrà solo aggiornarlo, arricchirlo di nuove “storie”.
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“Questa è una festa con le lacrime agli occhi” recita una canzone che in Russia tutti conoscono a memoria, meglio dell’inno nazionale. Il nove maggio è il “giorno della vittoria e della memoria”. La festa più sentita tra la gente. Ancora oggi, quando ormai anche gli ultimi testimoni “attori” si accingono a lasciarci… Una “festa” di popolo perché non si celebrano generali geniali, ma il sacrificio inaudito di un intero popolo. 27 milioni - dicono le ultime statistiche – furono le vittime russe nel secondo conflitto mondiale. Il nazismo fu fermato dal popolo russo, nonostante, oseremmo dire, parte della sua classe dirigente, soprattutto nonostante gli errori di Stalin. Che non fu sempre un geniale stratega e in molti casi male gestì i suoi migliori generali (quelli sopravvissuti alle purghe della fine degli anni ’30).
La vittoria sul nazismo è la vittoria dei russi. Perdonateci questa affermazione categorica. Un russo non lo direbbe ad un reduce di americano o inglese che sia: perché i morti non si ostentano si piangono. Ma la classe dirigente americana e inglese, Churcill in testa, lo sapeva benissimo: solo la sconfitta sul fronte russo, poteva dare una chance di successo alle azioni militari sul fronte occidentale. Per questo mandarono armi e rifornimenti ai sovietici; ai loro nemici ideologici. Per questo sperarono che nazisti e sovietici si facessero fuori a vicenda e per questo avevano preparato già nel 1945 i piani per una nuova guerra contro la Russia (la cosiddetta “Operazione Impensabile”).
Ma… questi sono i tristi e squallidi giochi della geopolitica, che ebbero continuazione nell’architettura della Guerra Fredda. Molti russi porteranno al braccio, come sempre, un nastrino nero arancione, ricordo dei colori delle Gvardejskie Vojska (i Reparti della Guardia) simbolo dell’eroismo di un popolo. Non ci sarà la tradizionale parata sulla Piazza Rossa, ma sarà ugualmente il giorno del ricordo di tutte le vittime, del minuto di silenzio, della visita, solitaria e silenziosa, ai tanti monumenti al milite ignoto, in ricordo di tutti quelli che scomparvero, senza lasciare nessuna traccia di sé. Molte organizzazioni in Russia ancora si dedicano alla ricerca dei dispersi. Vanno sui campi di battaglia e trovano i resti di soldati ai quali si cerca di dare un nome, restituendone le spoglie ai loro cari.
Il nove maggio è sempre stata una “festa” sia pubblica che privata: pubblica perché la vittoria fu della nazione, ma oggi più che mai privata perché ogni famiglia la vivrà in casa piangendo i suoi morti, stavolta anche quelli della pandemia causata dal Covid-19: oggi più che mai, “questa è una festa con le lacrime agli occhi”. Ricordare è d’obbligo. Anche per noi, a migliaia di chilometri di distanza. Quanti italiani furono sepolti in quelle terre per una guerra combattuta dalla parte sbagliata? Eppure i russi non ci serbano rancore. Non dimentichiamolo!
9 maggio 2009 / 9 maggio 2020
La Redazione