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I Siberiani in Russia hanno una consolidata fama di persone misurate ed equilibrate, quando non pigre e indolenti, dovuta soprattutto al fatto che il metro di giudizio tende a rapportare ogni cosa al rutilante cancan moscovita.

Mosca è una città, per dirla con i versi di Garik Sukachëv, che “non sente dolore e non ha pietà di nessuno”, dove qualcuno vive e i più sopravvivono, dove i deboli soccombono e nemmeno le storie per bambini hanno sempre un sospirato lieto fine. Una città dove pochi guardano aldilà del ristretto cerchio del proprio “io”, dove la vita di una persona si misura in grammi, come la vodka ordinata al ristorante, e il ritmo della giornata lavorativa vola via con la stessa dirompente velocità con cui molto, molto più giù, nella pancia della terra, sferragliano i convogli della sua efficientissima metropolitana.

NovosibirskOvviamente, da un simile palcoscenico si finisce per guardare al resto della nazione con una sorta di altezzoso sussiego che pone Mosca al centro del sistema solare russo, relegando gli altri al ruolo di satelliti minori e mal sopportati, zavorra al traino del possente locomotore della capitale, dove “provincia” è termine che ormai rasenta l’insulto.

Inutile dire come quest’immagine fuorviante dipinta dai moscoviti (di sangue o d’adozione) sia stata acriticamente accettata qui da noi, dove la Siberia, aldilà delle difficoltà che molti hanno perfino a individuarla sul mappamondo, ha sempre rappresentato il vaso di pandora di tutte le nostre più recondite e ancestrali paure: freddo, esilio, confino, neve, ghiaccio, inverno, notte, solitudine e orsi polari. Siberia inferno mitologico, luogo del non ritorno, di condanna e di espiazione, immaginario orrorifico e repressivo di ogni conflitto sociale, Mosca regione-Stato e Siberia regione-galera.

Forse è arrivato il momento provare a sfatare qualche falso mito (o di alimentarne altri), arrivare a Novosibirsk per esempio, da dove comincia questo viaggio, arrivarci in estate, quando il sole batte sull’asfalto vortici di aria bollente e fetida, aria opaca che trema a strati compressi sulle chiome verdi degli alberi, vento soffocante a ricordare a te, audace avventuriero, pallide reminiscenze di quinta elementare, vecchie nozioni sepolte eppure utilissime: taiga, grandi fiumi, pianure (steppa!) e clima continentale. Clima continentale, clima continentale ... Paginoni centrali riepilogativi del sussidiario … Clima continentale, inverni freddissimi. Sì ma anche estati molto calde. Arrivare a Novosibirsk e scoprire che Tolmachëvo è uno degli aeroporti più puliti e accoglienti del mondo, salire sulla navetta color argento e scoprire che la città è deserta. La domenica la gente è al mare. Mare, mare … ancora vecchi ricordi sbiaditi da sussidiario di quinta, geografia, Siberia, grandi fiumi, grandi pianure, non sei mai stato un’aquila in geografia eppure il mare in Siberia ha l’aria di un erroraccio da matita blu e umiliazione pubblica dietro la lavagna, paginoni centrali riepilogativi, appunti semiclandestini, ma no, tutto ma il mare no! Ancora ricordi d’infanzia, misti questa volta fra geografia e vita vissuta: e va bene, supponiamo il mare, supponiamo alzarsi all’alba, caricare thermos e panini (il famigerato buterbrod, quanto di più freddo, grasso e indigesto esista sulla faccia della terra spalmato su una fetta di pane raffermo) ombrellone, parole crociate … sì ma per andare dove?

Alla periferia di Novosibirsk, capitale economica della Siberia e terza città della Russia, non lontano dall’akademgorodok, la cittadella universitaria sperimentale che in epoca sovietica era interdetta agli stranieri, il gigantesco fiume Ob (nel cui alveo starebbero comodi tutti i fiumi italiani) vira a nord con un’ansa di una tale sproporzionata ampiezza che l’occhio umano non riesce a scorgere la riva opposta, lontanissima e misteriosa, ricevendo appunto l’impressione del mare. Il mare di Novosobirsk, con la sua sabbia di grana grossa, i chioschi abusivi, le centrali elettriche, i bagnini le barche e i pescatori. E’ lì che ogni sabato e domenica, nella calura ferragostana, troverete la città, quella che non può permettersi tour a Cipro o in Turchia a prezzi stracciati, e nemmeno allucinanti all-inclusive di dieci giorni con sbarco in Polonia (pare sia la porta più facile da scardinare per avere accesso in Europa) e visita delle più belle città italiane dal finestrino di un pullman. I Russi hanno cominciato a viaggiare, ciascuno in base alle proprie possibilità, jet privati o vecchi Tupolev, autista personale o autobus di linea, caviale e champagne in camera o tramezzino e sacco a pelo, li si riconosce per le strade di Roma dalle ustioni sulla pelle bianchissima, da quell’aria corrucciata e perennemente scontenta pronta però a sciogliersi in una risata e un caloroso abbraccio se riuscite a valicare il reticolato di diffidenza che innalzano a scopi esclusivamente difensivi.

Il mare di NovosibirskIn tutta onestà io, che pure ho viaggiato, non ho mai avuto modo di incontrare al mondo gente più generosa, gioviale e disinteressata dei Siberiani, siano essi abitanti della vecchia aristocratica Tobolsk, delle regioni minerarie del Kuzbass o giovani executive del mondo finanziario di Novosibirsk, persone che in caso di necessità sono pronte a togliersi il cappotto per voi, che dopo poche parole vi invitano a cena in casa propria e, se glielo chiedete, vi lasciano le chiavi. Generosi e disinteressati. Non scemi. Non provate a fregarli, vi marchieranno per sempre, non offendeteli, sono puri come i bambini e ne soffriranno molto, rispettate la loro sfrontata ricchezza e la loro dignitosa povertà, l’onestà, lo slancio verso chi ha bisogno, evitate di contraddirli anche quando dicono bestialità, sono sempre in buona fede, e se tenteranno di spiegarvi che Popov è l’inventore della radio, pagategli da bere e sorridete solo dopo che se ne saranno andati: questo è ciò che scrivono sui libri di storia, loro non ne hanno colpa. Evitate di confidare problemi personali, grandi o piccoli che siano, perché se ne faranno carico, voglio dire, non rilanciate mai frasi del tipo “domani ho l’aereo e ho il problema di raggiungere l’aeroporto” perché perderanno una giornata di lavoro per venirvi a prendere in albergo con la loro macchina. Non sbeffeggiateli se li vedete lavorare come bestie tutta la settimana e non vedono l’ora che arrivi domenica per andare ad ammazzarsi di lavoro in dacia, le giovani generazioni russe, a differenza forse della propaganda dei loro nonni, hanno un reale culto del lavoro, perché dopo la bancarotta del novantasette sanno bene cosa vuol dire ritrovarsi disoccupati, sanno cos’è un frigorifero vuoto e se un impiego non basta vanno a cercarsene un secondo e un terzo. Tempo libero ce n’è davvero poco e quando arriva è indispensabile consacrarlo al riposo. Non è vero che si offenderanno, se rifiutate di bere o mangiare ciò che vi offrono, siete liberi di fare come volete, per i Siberiani l’ospite è sacro, tenteranno timidamente di convincervi (accettate, sarà un piccolo segno di gratitudine), ma poi si divideranno la vostra parte e berranno alla vostra salute dopo avervi augurato ogni bene. Dopo aver brindato non posate mai il bicchiere senza aver bevuto nemmeno un sorso, il brindisi è un rito che va consumato secondo rigide regole, qualcuno pronuncerà una frase, dopodiché in alto i calici e salute! La grandezza di questo paese va cercata nella nobiltà d’animo delle sue giovani generazioni, troverete sempre qualcuno disposto ad aiutarvi e a venirvi incontro, secondo i propri mezzi, dall’infermiera, al poliziotto, al supermanager di una grande azienda (all’aeroporto di Krasnoyarsk ho conosciuto l’amministratore delegato di una grande azienda di telecomunicazioni, abbiamo scambiato qualche parola, si è offerto di accompagnarmi in città poiché c’era l’autista fuori ad attenderlo, poi, saputo che avevo intenzione di noleggiare un’auto ha cominciato a fare tutta una serie di telefonate per trovare le offerte più convenienti, i requisiti e perfino per conoscere le previsioni del tempo e le condizioni delle strade (!) un tipo simpatico e alla mano che però viaggia in Ferrari e dirige una società dieci volte la nostra Telecom) e se San Pietroburgo è la testa di questo grande paese, e Mosca le braccia nerborute, la Siberia non può che essere il cuore.

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