In Russia ci sono molte maniere di festeggiare il Giorno dell Vittoria e del Ricordo. C'è chi assiste alla parata militare nella Piazza Rossa, chi ne approfitta per una gita fuori porta, chi per recarsi alla dacia in campagna o per rilassarsi davanti alla televisione dove, per l'occasione, la fanno da padrone i classici della cinematografia russa sulla Grande Guerra Patriottica.
Ma c'è chi ha scelto un modo diverso per ricordare il sacrificio di milioni di soldati periti durante la tragica e gloriosa battaglia contro il nazifascismo: un gruppo eterogeneo di persone, professori universitari e studenti, impiegati e pensionati, ragazze e reduci "afghani", offrono ogni anno alcune settimane dello loro ferie per cercare, riconoscere e dare sepoltura ai resti dei soldati dell'Armata Rossa che giacciono ancora in numero enorme in quell'immenso campo di battaglia che è stata la Russia durante la guerra.

Il gruppo ha un nome, "Demjansk", dalla cittadina di provenienza del fondatore, il giornalista Anatolj Stepanovic Pavlov, che fu teatro di un rilevante scontro fra i due eserciti contrapposti protrattosi per oltre un anno e che coinvolse diverse centinaia di migliaia di soldati. La loro storia è finita sulla rete di un social network e la raccontiamo anche noi, per rendere onore a questa iniziativa.

Pavlov cominciò la sua attività di ricerca e di scavo insieme ad alcuni amici nel 1988 nella regione di Novgorod e da allora ha trovato e dato una vera sepoltura a oltre novemila soldati. In primavera e in autunno, spesso ancora con la neve o sotto la pioggia, parte dei membri del gruppo si danno appuntamento in basi attrezzate di tutto punto e in località sempre diverse per i lavori di scavo, ma chi non può o non ce la fa contribuirà in inverno andando per uffici, archivi e biblioteche a raccogliere informazioni utili per l'identificazione dei soldati e dei luoghi in cui è probabile il ritrovamento di altri corpi.
Anche quest'anno, proprio in questi giorni, trenta volontari sono impegnati, con pale e rilevatori di metallo, non lontano da Demjansk, in una zona in cui i paracadutisti russi cercarono di penetrare fra le linee tedesche. Quello che oggi è un bosco, allora era un campo paludoso e i soldati, se non venivano colpiti dal fuoco nemico, spesso morivano di tifo o di fame. Un altro luogo di ricerca è il villaggio di Belij Bor: gli abitanti del luogo ricordano che quelle poche case passarono di mano, in due anni e mezzo di guerra, oltre 150 volte!

 

Non è uno spettacolo facile, quello a cui quotidianamente questi uomini e donne si sottopongono: ogni giorno, raccolgono e mettono in fila nei pressi del campo base i resti di diversi soldati, e quest'anno già se ne contano molte centinaia... Naturalmente, anche i corpi dei soldati tedeschi vengono raccolti e indirizzati verso il vicino cimitero di guerra voluto e finanziato dalla Germania.
Il lavoro viene condotto con grande professionalità, con metodi e strumenti utilizzati per gli scavi archeologici, e si ritrova un pò di tutto, dai piccoli oggetti di uso comune alle munizioni, agli indumenti, spesso assolutamente insufficienti alla luce delle condizioni in cui si svolgevano gli scontri. Solo raramente, però, è possibile identificare i resti ritrovati: le targhette di riconoscimento che vengono rintracciate sono spesso in cattivo stato e vengono reindirizzate alle unità scientifiche dell'"Anti-crimine", ma capita anche che una di esse sia in buone condizioni e che uno di questi soldati acquisti un'identità, ed è un momento di grande emozione - e commozione - per tutti. Forse, sarà possibile rintracciare dei parenti e permettere loro di partecipare alla solenne cerimonia di sepoltura.