GHIACCIO
di Vladimir Sorokin.

Ed. Einaudi, pagg.328,euro 16,50.

Nonostante “Ghiaccio” sia appena il secondo romanzo di Vladimir Sorokin pubblicato in Italia - e la comparsa nelle librerie del primo, “La coda” (del quale su Russianecho è possibile leggere l'interessante postfazione alla prima edizione scritta dal traduttore Pietro Zveteremich) risalga addirittura al 1987, Sorokin è oggi uno dei più conosciuti scrittori russi, famoso in patria e tradotto e apprezzato all'estero, particolarmente in Francia e in Germania.
Piu' volte finalista del “Booker Prize”, il più prestigioso riconoscimento letterario russo, con il romanzo di genere fantastico-fantascientifico "Lardo azzurro" (1999) ha attirato su di sè l’attenzione di un vasto pubblico, soprattutto quello giovanile, sia in positivo che in negativo, tanto da essere votato e “scelto” come ospite d’eccezione all’interno della casa del “Grande Fratello” russo, ma anche denunciato per pornografia - con grande scalpore mediatico - dal movimento giovanile Iduščie vmeste ("Andando insieme") nel 2002. Difficile pensare che le sue opere abbiano un contenuto davvero così scandaloso da giustificare il processo tenuto a suo carico a causa di queste accuse, ma una cosa, comunque, è sicura: Sorokin è uno scrittore che ha fatto e fa discutere, ed è un peccato che in Italia abbia avuto così poca attenzione da parte delle case editrici.
“Ghiaccio”, ad esempio, è un romanzo intrigante e godibile che si muove fra il verosimile e il grottesco, con Sorokin che gioca a sconvolgere le consuete categorie del “bene” e del “male” in cui il lettore è inconsciamente abituato a catalogare fatti e protagonisti. In breve, la storia: in una Russia abbandonata alla violenza e al degrado, in cui una variopinta fauna umana lotta per la sopravvivenza, dal banchiere arricchitosi in fretta ai piccoli mafiosi, dalla prostituta senza futuro al nazionalista fissato con la cura del fisico, e poi tossici, nullafacenti, internettari, patiti di hard-rock e dediti alla vita notturna, una setta cerca i suoi adepti, inconsci portatori di un misterioso potere, quello di poter comunicare con il cuore con gli altri simili. La procedura per “scoprire” gli eletti è bizzarra e crudele: i potenziali nuovi adepti vengono rapiti e il loro corpo percosso all’altezza dello sterno con un martello di ghiaccio - il ghiaccio di Tungurska, luogo ben conosciuto agli appassionati di ufologia per un meteorite cadutovi nel 1918 - finché il loro cuore non comincia a emettere dei suoni o smette di battere definitivamente...
Ci penserà l'anziana Varvara a guidarci nei meandri di questa strana vicenda, in un racconto in prima persona che è il cuore del romanzo, intrecciandosi di continuo con la storia di un paese in cui l’orrore è entrato per decenni a far parte della quotidianità, e anche della normalità, e che la vedrà trasformarsi, nel corso delle pagine, da dolce ragazzina di campagna a terribile realizzatrice di un “compito” ultraterreno.
Il finale, però, pur proiettato in un futuro ipertecnologico in cui sofisticati marchingegni si sostituiscono alle mazze di ghiaccio per riportare alla vita gli ultimi prescelti, sembra un richiamo alla realtà: forse lo scopo della setta è stato raggiunto con successo, forse è stato tutto un sogno, ma gli uomini, per un pò divenuti inconsapevoli vittime di un caso del destino, tornano ad essere, negli occhi e nelle mani di un bambino, unici padroni di un mondo il cui futuro resterà un’incognita.

 

Marcello Brignone


Per conoscere più da vicino Vladimir Sorokin, vi proponiamo, con l'occasione, il link a un'intervista del 2003 concessa dall'autore al traduttore di "Ghiaccio", Marco Dinelli, per la rivista e-Samizdat:

"Se fossimo soltanto sogni piacevoli, ci annoieremmo" ;

e uns splendido brano dedicato a Mosca, anch'esso rintracciato sulla rete, tratto dal libro "Mosca, una città in attesa", a cura di Anne Coldfey-Faucard e Luba Jurgenson (1990, Cappelli Editore), dal titolo:

"Gli zombi di periferia"