Limes n.6/2006, Aa.vv. - "La Russia in casa",
ed. L'Espresso, 12 euro.
Indispensabile per acquisire dati tout court. Dall’economia alla politica, dall’esercito alla religione, dai rapporti con l’Europa a quelli con paesi tutt’altro che confinanti, in Africa e in America Latina. L’ultimo numero di “Limes” (6, 2006), nota rivista italiana di geopolitica, è tutto dedicato alla Russia. Non è la prima volta che accade, era già successo con l’ultimo numero del 2004, ed è evidente che il paese in questione, parafrasando il titolo del numero precedente, La Russia in gioco, continua ad alimentare il “gioco” delle tante partite in corso sullo scacchiere internazionale. La posta/le poste in ballo non sono da poco.
La domanda trasversale che sembra emergere da tutti gli interventi degli autori non è quella ormai canonica e logora «Dove va la Russia?», ma caso mai se quest’ultima riuscirà a mantenere la strada sulla quale si è immessa con convinzione e forza, se pur relativa, negli ultimi anni. Tutti gli analisti, infatti, sembrano concordare e partire dal presupposto che gli anni novanta abbiano rappresentato una sorta di giungla economica e sociale in cui la Russia è stata lasciata in balia degli arrivisti interni e degli “arrivati” dall’estero, i quali hanno avuto mano libera nel depredare le immense ricchezze del primo paese al mondo per estensione, con la benedizione e la compartecipazione della “famiglia” - come è stato definito in Russia il “clan” allargato dell’ex presidente Eltsin. L’arrivo al potere di Putin, seppure grazie a quella stessa “famiglia”, ha tuttavia segnato una svolta e tutti gli indicatori economici hanno cominciato a puntare verso l’alto. Gas e petrolio i protagonisti assoluti, almeno in questa fase. Fatti fuori alcuni dei magnati della prima ora, Gusinskij, Berezovskij, Chodorkovskij tutti gli altri super ricchi sono stati costretti ad allearsi col governo. Parola d’ordine: i proventi dell’energia devono servire a ridare stabilità e sicurezza alla nazione.
Putin deve la sua immensa popolarità in patria grazie alla veste di «deconolizzatore del paese, leader provvidenziale che ha ereditato le rovine dell’impero sovietico». Questa espressione, posta quasi ad incipit dell’editoriale, ci ha fatto ricordare che una decina di anni fa Giulietto Chiesa aveva scritto un libro dal titolo e dai contenuti quanto mai significativi e inquietanti: Russia addio. Come si colonizza un impero. La Russia sembrava finita non solo come potenza mondiale ma anche come stato sovrano, in grado di gestire autonomamente delle proprie risorse e del proprio futuro. Oggi non è un caso che uno dei pilastri della dottrina Putin sia quello della «democrazia sovrana». Se ne fa aperto sostenitore nella rivista Vitalij Tret’jakov, che ci tiene a sottolineare l’aggettivo “sovrana”. La Russia in questi anni - dice il noto giornalista e ora direttore di “Moskovskie Novosti”, ha dovuto recuperare la propria sovranità perduta; nessuno stato o organismo supernazionale (vedi Fondo Monetario Internazionale) può dettare ad un'altra nazione le condizioni del proprio sviluppo.
Tret’jakov spinge più in là: la rinascita della Russia non può non passare attraverso la rinascita della «Grande Russia»: all’indomani della fine dell’URSS, ben 25 milioni di russi si sono trovati loro malgrado al di là delle frontiere. Con alcuni degli stati dell’ex Unione Sovietica, la Federazione Russa non potrà non stringere alleanze economiche e militari in vista dei comuni interessi. E l’Europa potrà solo trarne beneficio. Perché la Russia rappresenta, secondo l’opinionista russo, parte integrante della civiltà europea cristiana e ne difende i suoi confini orientali.
Petrolio, gas e rinascite imperiali sono solo alcune delle caratteristiche della Russia di oggi. Paolo Sinatti, ad esempio, entra nel merito di altri settori dell’economia russa che stanno tentando il grande balzo nei mercati mondiali. Si tratta ancora, ad eccezione di quelli della Gazprom, di investimenti di media e piccola dimensione. Tuttavia le sorprese non mancano e comunque il volume complessivo degli investimenti diretti esteri è cresciuto dai 20 miliardi di dollari del 2000 fino ai 142 del 2005.
Molti gli articoli dedicati ai rapporti spesso conflittuali con gli stati vicini e a tanti altri temi. Esperti russi e italiani dicono la loro, raccontano il presente e ipotizzano il futuro.Al lettore un’opportunità per rivolgere il proprio sguardo a 360 gradi sulla Russia ed acquisire elementi fondanti per formarsi una propria opinione. Al di fuori dell’immediatezza “scandalistica” della notizia da telegiornale e delle sintesi semplificative dei quotidiani. Buona lettura!
Giuseppe Iannello