LIGHT HEAD

di Olga Slavnikova

traduzione dal russo di Emanuela Bonacorsi

pagg.411, euro 20.00
Fandango Libri

Mosca ha la fama di essere una città cattiva: la vita è cara, la caccia a soldi più o meno facili, più o meno legali è dura e irta di ostacoli, a farcela sono in pochi e gli altri sono tristi, incazzati o ubriachi. Forse è un ritratto poco veritiero della metropoli ma certo Olga Slavnikova non fa nulla per smentire certi stereotipi e anzi li cavalca alla grande in "Light head", un romanzo che partendo da uno spunto surreale, sviluppato abilmente nel solco della grande tradizione russa di genere ("Sembra che sia impossibile descrivere la realtà russa senza introdurre un elemento fantastico, è come una condizione necessaria inserita in un sistema di equazioni", ha convenuto la scrittrice in un'intervista), si rivela brillante, divertente, cinico e "noir" al punto giusto

Sono tutti perdenti i suoi moscoviti, anche quelli che, come l'Autrice, trasferitasi a Mosca da Ekaterinburg, sono giunti dalle province dell'Impero nella tentacolare metropoli in cerca di fortuna, e il lieto fine non è assicurato. La stessa Russia, alle prese con una sfilza di catastrofi naturali, incidenti misteriosi e attentati terrosistici - serie che sembra non essersi conclusa neppure dopo la stesura del libro: dobbiamo pensare che un nuovo Maksim Terent'eciv sia in circolazione? - un tempo controllata con il pugno duro da Servizi e polizie, è ora un gigante con i piedi di argilla, costretto a fare i conti con tutti quei valori individualistici un tempo privilegio dell'occidente senza possedere i giusti anticorpi a contrastarne i deleteri effetti in una società reduce da un secolo di socialismo collettivista.

Senza voler spoilerare alcunché, possiamo sottolineare come la storia, basata sul conflitto fra un misterioso Servizio segreto statale impegnato nel ristabilire uno stato di equilibrio per un fantomatico bene comune e il nostro protagonista Maksim, tutto teso ad affermare il proprio diritto a pensare solo a se stesso e al proprio benessere, cattura l'attenzione del lettore e non la molla più fino all'ultima pagina, attingendo a piene mani alla nostra epoca segnata in egual misura da reti sociali, vite virtuali e solitudini reali e alle storie piccole e grandi di una città che ben si presta a fare da campo di battaglia fra le parti.
"Light Head", pubblicato in Russia nel 2010, non è il primo romanzo tradotto in Italia della 54enne Olga Slavnikova, essendo già uscito per Einaudi "L'immmortale", al centro di una polemica in patria per via di una richiesta di risarcimento ai produttori di "Good Bye Lenin" rei, secondo la scrittrice, di aver saccheggiato il libro nello stendere la sceneggiatura del film. La Slavnikova ha anche vinto un un "Russian Booker" nel 2006 con l'acclamato "2017".