Inaugurazione della
chiesa russa di Firenze, 1903

La Piccola Biblioteca di Lingua e Cultura Russa di Messina ha aperto oggi il ciclo di incontri culturali della Stagione 2023-24 ospitando una interessantissima dissertazione dal titolo "L'architettura dello spirito: chiese russe in Italia e dintorni", magistralmente condotta dallo studioso Marco Donato. L'incontro si è dedicato, come suggerisce il titolo, alla scoperta delle origini storiche delle chiese ortodosse che, a cavallo fra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo, le comunità russe di stanza in Italia riuscirono a edificare: un'impresa condotta con  caparbietà e grazie all'appoggio di alcune influenti famiglie dell'aristocrazia russa, e nonostante gli intralci che grandi progetti come quelli che furono portati a termine a Firenze, Sanremo e Bari, ma anche nella vicina Nizza, inevitabilmente si trovarono ad affrontare.

 
Il relatore Marco Donato

Donato è riuscito a intrecciare le vicende storiche a quelle umane di diversi dei protagonisti di quell'avventura: da padre Vladimir Levickij, pietroburghese, al cui nome è strettamente legata la progettazione e la realizzazione della Chiesa della Natività di Cristo a Firenze, all'architetto Aleksej Viktorovič Ščusev, a cui si devono i progetti delle chiese di Sanremo e Bari, ma al cui nome è legato anche - incredibilmente, considerata l'epoca - il Mausoleo di Lenin a Mosca.

 
Il progetto della chiesa del Cristo
Salvatore di Sanremo, iniziata nel 1912

Un posto importante nella narrazione hanno senz'altro avuto le grandi famiglie russe che in quell'epoca soggiornarono in Italia come in Costa Azzurra, spesso per motivi sanitari, in anni in cui curare la tubercolosi da quelle parti era per aristocratici e alta borghesia di gran moda: spiccano i nomi dei Demidov  e degli Olsuf'ev, ma non mancarono esponenti di spicco della famiglia Romanov, con lo zarevich Nikolaj, figlio di Nicola I ed erede al trono, che proprio a Nizza morì nel 1865. Marco Donato ha voluto anche raccontare il particolare legame che a lungo ha unito la chiesa del Cristo Salvatore di Sanremo anche alla famiglia reale italiana nella persona della regina Elena di Montenegro, i cui cari erano lì sepolti, restandovi fino al 1989, quando quattro feretri, fra cui quello del padre Nicola I, morto in esilio, furono infine traslati dalla chiesa russa alla cappella reale di Montenegro a Cettigne.

Il racconto ha poi toccato quello che è probabilmente uno dei luoghi più simbolici delle Chiese di Occidente e Oriente finalmente unite nella spiritualità: la chiesa russa di San Nicola a Bari, l'ultima grande opera iniziata poco prima della Grande Guerra e della Rivoluzione bolscevica, eventi che segnarono l'inizio di una fase di grande difficoltà della chiesa ortodossa russa all'estero, culminata nel 1926 con l'allontanamento dal Patriarcato moscovita e l'adesione all'esarcato di Costantinopoli.

La chiesa russa di
San Nicola a Bari

La chiesa di San Nicola, rimasta purtroppo l'unica il cui interno non risulta affrescato come da tradizione e da progetto, è però quella che esercita ancora oggi maggiore richiamo per fedeli e pellegrini, russi e non solo, per via della presenza in essa delle spoglie del Santo più amato in Russia; le sue vicende più recenti, con le visite fra il 2007 e il 2008 dei presidenti Valdimir Putin e Dmitri Medvedev e la consegna delle chiavi al Patriarcato di Mosca nel 2009 (grazie all'impegno del Patriarca Alessio II e di Papa Giovanni Paolo II, entrambi morti prima di poter assistere allo storico momento) testimoniano come il processo ecumenico sia vivo e vegeto nonostante tutto e che una Storia comune è ancora possibile.