L'esperienza inattesa alla affollatissima “Notte della Cultura” di Messina

 

Non ce l'aspettavamo. Eravamo stati invitati anche noi a partecipare. Ma una folla così ci ha colti piacevolmente di sorpresa. La terza “Notte della cultura” di Messina ha visto quest'anno scendere per strada decine e decine di migliaia di persone, impegnate a visitare, vedere e cogliere, anche solo di sfuggita, quanti più possibili spunti culturali, artistici o semplicemente sociali, che la città offriva ad ogni passo. Musei, teatri, librerie, chiese, piazze, forti... tutti aperti con una miriade di iniziative, dalle più semplici alle più originali.

Nella Sala del Consiglio del Palazzo Comunale il titolo dell'evento proposto era “Advena Messanae”, ovvero “Stranieri a Messina”, organizzato da un attivissimo istituto comprensivo della città (l'undicesimo per la cronaca e il merito). Testimonianze, interventi e riflessioni sul tema dell'impegno interculturale, con la presenza tra gli altri delle associazioni culturali italo-tedesca, italo-argentina, l'Alliance Francaise, e... anche noi, l'associazione culturale “Messina-Russia”. Alla presidente, Alexandra Voitenko, toccava intervenire nella lunga e variegata e conferenza, e a noi stare dietro un piccolo banchetto per rendere più visibile la nostra presenza.

 

E qui è arrivata la sorpresa, il “banchetto” è casualmente piazzato in un punto che si è trasformato in un passaggio obbligato per il fiume ininterrotto di persone che visitavano le mostre installate nel palazzo municipale. Il flusso ricordava esattamente quello delle stazioni metropolitane centrali di Mosca nelle ore di punta. La gente era costretta a “rallentare”, proprio come prima di imboccare le scale mobili della metro, e... “lì” c'eravamo noi.

Decine e decine di persone hanno sfogliato il nostro album “Pagine di Russia a Messina” e centinaia di persone sono state attirate dalle nostre fotocopie alla buona, poggiate sul tavolo, con quei titoli che di certo devono aver incuriosito: “Messina-Russia, una storia che ha più di tre secoli”, “Ecco dove trovare oggi la Russia a Messina”. E poi ancora il libro autobiografico di Sergej Tchakhotine sul terremoto del 1908... le bandierine e i nastrini a strisce bianche, azzurre e rosse... L'interesse era spontaneo, molti hanno preso i nostri recapiti, quello di “Russianecho”, e hanno voluto saperne di più, o semplicemente si sono messi in tasca il bigliettino da visita per riservarsi “l'approfondimento” a un momento più tranquillo.

In sala intanto Alexandra parlava di Pëtr Tolstoj, un avo del celeberrimo scrittore, che nel lontano 1698 passa da Messina e ne lascia una descrizione. E poi ancora di tanti altri viaggiatori, di Avraam Sergeevič Norov, di Aleksandr Dmitrievič Čertkov, di Ivan Vladimorovič Cvetaev (padre della celeberrima poetessa), di Pavel Pavlovič Muratov... Tra gli scienziati, come non ricordare Il'ja Mečnikov che proprio a Messina scoprì la fagocitosi che gli valse il Nobel per la medicina; o Nikolaj Miklucho-Maklaj che intrattenne rapporti di lavoro e amicizia con alcuni studiosi messinesi. Come non parlare di Josif Brodskij che il destino ha voluto incontrassimo sulle sponde dello Stretto e ci rilasciasse una lunghissima ed originale intervista in cui recita e commenta le proprie poesie. Come non parlare ancora del carteggio (conservato nell'università di Messina) tra lo slavista Pietro Zveteremich e alcuni degli scrittori che hanno fatto la storia della letteratura russa del '900: in primis quello riguardante il “caso Zivago”.

C'è il tempo anche di fare qualche considerazione storica e geopolitica sugli anni che precedettero l'unità di Italia: “i Borboni sono stati - ricorda Alexandra - un alleato di ferro per la Russia zarista dell'ottocento; pare che gli investimenti dei russi nel Regno delle Due Sicilie fossero estremamente rilevanti e c'è chi ha ipotizzato che il sostegno dato dagli inglesi all'impresa dei Mille avesse come obiettivo trasversale la Russia... allo scopo di impedirgli di collocarsi stabilmente nel Mediterraneo”.

Ed infine il tema religioso. L'ortodossia ha in Sicilia una tradizione millenaria che la latinizzazione, successiva all'invasione dei Normanni, ha fatto in gran parte scomparire. Luogo visibile di questa tradizione è stata a Messina fino al sisma del 1908 la parrocchia di San Nicolò dei Greci. “I russi che abitavano in città o che si trovavano di passaggio – ha raccontato la Voitenko –frequentavano le liturgie della chiesa ortodossa greca. C'è da dire a proposito che i russi dalla fine del XVIII secolo fino alla metà del XIX hanno svolto nel Mediterraneo il ruolo di garanti e protettori dell'ortodossia; si spiegano così i numerosi interventi del governo russo a favore della libertà di culto nell'Italia Meridionale. Oggi quella stessa parrocchia continua ad esistere, anche se priva di un luogo di culto tutto suo, ed è una comunità che include greci, italiani, russi e moldavi”. Un moderno martire beato (proclamato ufficialmente soltanto nell'anno 2000) sta particolarmente a cuore a questa comunità: si tratta di Ioann Steblin-Kamenskij, uno degli eroici marinai arrivati in soccorso alla città distrutta dal terremoto e che successivamente, ordinato sacerdote, venne fucilato dai bolscevichi nel 1930.

Il passato “russo” della città ha fatto sorgere tante domande, ma è stato l'interesse “popolare” della gente che ci ha colpito, gente la più diversa che non era quella che di solito si incontra nei salotti culturali, alle serate di poesia, alle presentazioni di libri... Sembra quasi di poter dire che la Russia toccasse l'inconscio delle persone, come un immaginario altro da sé che richiamasse e attirasse. Nonostante le distanze, nonostante la propaganda negativa dei mass-media... nonostante tutto... la Russia rimane un luogo inesplicabile della nostra anima.

 

Associazione Culturale “Messina-Russia”