L'inno nazionale russo |
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Scritto da Marcello Brignone | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Giovedì 02 Marzo 2006 18:46 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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L'INNO NAZIONALE RUSSO Storia, parole e musica dal 1800 ad oggi
Un po' di storia.La storia inizia, come in molti altri regni dell'epoca, con la versione russa del God Save the King dell'inglese Henry Carey, benché si tratti ovviamente di questione controversa - c'è infatti chi considera quale antenato dell'inno nazionale russo la Marcia Preobrajenskij ("Ci conoscono i turchi e gli svedesi..."). Solo nel 1833 lo zar Nicola I decise di commissionare a Vassily A. Zukovskij l'incarico di scrivere un nuovo inno: il risultato fu Боже, Царя храни (Dio salvi lo Zar), su musica di Aleksej F. Lvov. Nel 1942, nel momento in cui alla popolazione russa si chiedeva uno sacrificio terribile per resistere all'invasore nazista, Stalin decise che la musica e le parole dell'inno nazionale dovessero avere un carattere più patriottico; il 18 giugno 1943 furono convocati una ventina di poeti e compositori e il primo ministro Voroshilov e il segretario del PCUS Sherbakov spiegarono loro cosa veniva richiesto: parole che potessero restare vive e significative per centinaia di anni, una musica facile da capire, espressiva, chiara per i russi come per i calmucchi... Gli autori dei versi, però, non furono scelti fra i presenti: a vincere la gara furono il ventinovenne Sergej Vladimirovič Michalkov, poi padre dei noti registi cinematografici Nikita Mikhalkov e Andrej Konchalovsky, e il poeta Gabriel El-Registan, pseudonimo di Gabriel Arkadevich Ureklyan, all'epoca impegnati nell'esercito come reporter di guerra. I loro versi, "aggiustati" in alcuni punti da Stalin in persona, dovettero adattarsi alla musica composta come "Inno del Partito Bolscevico" nel 1939 da Alexander Alexandrov, il fondatore della banda e del corpo di ballo dell'Armata Rossa, e riscritta dall'autore per l'occasione. L'inno fu presentato a Stalin nell'estate del 1943 e dal 1° gennaio 1944 fu ufficialmente adottato dall'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. La morte di Stalin, il cui nome ricorreva in alcuni versetti dell'inno, fu seguita da una lunga parentesi durante la quale esso venne eseguito solo nella versione strumentale, e questo fino al 1977 quando, con Brezhnev segretario del PCUS, si apportarono finalmente le necessarie modifiche ai versi considerati politicamente inaccettabili. Con la caduta dell'URSS, avvenuta nel 1991, il presidente della repubblica federativa di Russia Boris Eltsin, impegnato nell'opera di smantellamento di tutti i simboli riconducibili al passato comunista, decise di sostituire il vecchio inno di Alexandrov con una non entusiasmante melodia di Michail Glinka, composta negli anni trenta del XIX° secolo e già conosciuta con il titolo "Canzone patriottica". Nonostante diverse proposte succedutesi nel corso degli anni, la musica di Glinka però restò senza parole - e anche senza l'approvazione della Duma, che si rifiutò sempre di avallare la sostituzione decisa d'iniziativa da Eltsin. Nel dicembre del 2000, quasi dieci anni dopo la sua messa in cantina, il nuovo presidente Vladimir Putin rispolvera le note del vecchio inno sovietico, e non solo quello: anche la bandiera rossa - divenuta simbolo delle Forze Armate - , l'aquila zarista, e, perché no, l'ormai ultraottantenne Serghej Michalkov, a cui viene dato l'incarico di riscrivere le parole dell'inno... Ma si, proprio colui che aveva già compiuto lo stesso lavoro per Stalin! Stavolta il successo alla Duma è assicurato: ben 381 sono i voti favorevoli e solo 51 i contrari e, dal 1° gennaio 2001, l'orecchiabile motivo di Aleksander Alexandrov torna a risuonare come Inno Nazionale della Russia. Naturalmente, l'operazione di restyling non è risultata gradita a tutti: fra i dissenzienti, oltre a Eltsin ("a me quell'inno ricorda solo vecchi congressi e riunioni del partito comunista sovietico che non servivano ad altro se non a rafforzare il potere dei burocrati di partito"), molti intellettuali e altri nomi illustri come il musicista Rostropovic e Aleksandr Iakovlev. Come se non bastasse, è appena di pochi mesi fa (novembre 2005) una polemica innescata da Alexander Nikonov, presidente della Società Atea di Mosca, secondo il quale la frase "la nostra patria preservata da Dio" contenuta nell'inno nazionale russo è inaccettabile perché in palese contrasto con i diritti costituzionali dei cittadini, e per questo ha porto denuncia presso la Corte Costituzionale della Russia. La risposta della Chiesa ortodossa non si è fatta attendere, con un commento piccato dell'arciprete Vsevolod Chaplin: "La gran parte dei cittadini russi si definisce credente. Perché rifiutare loro l'opportunità di ascoltare la parola "Dio", tanto amata dai loro cuori, all'interno dell'inno nazionale?".
Le parole di MichalkovCome abbiamo visto, l'autore dei versi di entrambe le versioni dell'inno di Alexandrov, sia quella voluta da Stalin che l'attuale, è Serghej Michalkov, nella prima con l'ausilio di Gabriel El-Registan, un poeta di origine uzbeka. La versione meglio conosciuta dalla maggior parte dei russi è probabilmente proprio quella in vigore dal 1977, se non altro perché in tanti l'hanno appresa a memoria durante gli anni della scuola:
Prima del 1977, gli ultimi versetti del refrain, che in russo suonano più o meno Partia Lenina, Sila narodnjaja, Nas k torzhestvu Kommunizma vidjot!, erano
mentre al posto della strofa "Sulla giusta causa ha portato le nazioni ispirandoci al lavoro e all'eroismo", veniva cantato:
La nuova versione dell'inno, quella ufficialmente adottata dalla Russia il 1° gennaio 2001, recita invece:
La musica di AlexandrovPer ingrandire lo spartito, basta cliccare sull'immagine.
AudiotecaE per finire, eccoli, gli inni della Russia nel corso degli ultimi duecento anni... Ascoltiamoli in versione wma, o - se preferite - è possibile il download dei files in formato mp3:
Testo a cura di Marcello Brignone
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Ultimo aggiornamento Sabato 01 Dicembre 2012 15:28 |