Un convegno dell'Associazione Culturale “Lombardia-Russia” ripropone i temi dell'euroasiatismo in contrapposizione alla corrente euroatlantica

Il 4 luglio 2014 ha avuto luogo a Milano, all'Hotel dei Cavalieri un incontro davvero interessante: Aleksandr Dugin, fondatore del movimento neo-eurasiatico, ha illustrato per quasi due ore i principi essenziali dell'euroasiatismo, rispondendo anche a domande specifiche. L'ampiezza di queste tematiche avrebbe richiesto maggior tempo a disposizione, ma sentire la viva voce di uno dei rappresentanti della cultura russa odierna, senza riassunti né commenti di altri, è stata comunque una notevole opportunità. Oltretutto A. Dugin, docente all'Università di Mosca, parla bene in italiano, con qualche lieve influsso francese e spagnolo, quindi si è espresso in prima persona.

In estrema sintesi (le parole in corsivo sono testualmente quelle di A. Dugin). Eurasia è una proposta di civiltà opposta a quella attuale, fondata sul mercantilismo e sul liberalismo individualistico imposti al mondo dagli USA: propone una civiltà legata alle sue radici e tradizioni, che sono svariate, ogni popolo ha le proprie. Poiché la vita è pluralistica, differenziata, ricca di forme diverse, va rispettata nelle sue varie civiltà, quindi il mondo dev'essere multipolare e non unipolare, come lo è oggi. Oggi il liberalismo americano omologa tutti, è la modernità assolutizzata universale, mentre in realtà l'uomo universale non esiste, esistono uomini molto diversi fra loro. E chi non accetta il liberalismo è con- considerato “selvaggio” o “nemico dei diritti umani”; questo è razzismo. E' una forma di nichilismo imposto all'umanità, poiché un popolo che perde le sue radici e sacralità, i suoi riti e valori viene disumanizzato e sospinto all'idiotismo (A. Dugin cita a questo proposito l'idiotismus di cui parla M. Heidegger). Così l'Europa è stata colonizzata dagli USA, ha perso la sua identità, è diventata una ”anti-Europa”. Eurasia ripropone, invece, un'Europa legata alle sue tradizioni, un vero Occidente non americanizzato, accanto all'Oriente. Il rispetto antropologico propugnato da A. Dugin significa che le diverse società coesistono senza conflitti, è il vero anti-razzismo, poiché non possiamo fare una gerarchia delle civiltà, tutte possiedono i propri valori antropologici, non è che una sia migliore dell'altra. La gerarchia fra paesi sviluppati e sottosviluppati non esiste nella realtà, è stata creata in modo fittizio da chi vuole imporre al mondo la legge del mercato, in base alla quale giudica le altre società. La modernità si è espressa storicamente in tre forme politiche diverse: liberalismo, nazional-socialismo e comunismo. Il liberalismo è oggi vincente, le altre due forme hanno perso la battaglia storica, non sono più proponibili come alternativa. Eurasia propone quindi una quarta via contro il globalismo liberale universale: il recupero della pre-modernità in un'ottica post-moderna. Cavalcare la tigre nelle condizioni post-moderne. Modernità significa desacralizzazione, disincanto, ogni popolo recuperi la sacralità delle sue tradizioni, sia pur attualizzate, in una multipolarità di America del Nord, America Latina, Cina, Russia, Europa, India, Islam, ecc., senza pretesa di supremazia né egemonia dell'una sulle altre.

Al convegno si è ovviamente parlato anche della questione ucraina: Claudio D'Amico, già alla 26^ missione di osservatore dell'OSCE, ha testimoniato che il referendum tenuto in Crimea (16.03.2014) per entrare nella Federazione Russa è stato regolare sotto tutti i punti di vista, dimostrando che molte notizie della nostra stampa sui rapporti russo-ucraini sono inesatte e “caricate”: ha smentito che circolino carri armati russi per le strade d'Ucraina. Lo stesso A. Dugin sostiene che la rivolta a Kiev è stata manipolata dagli USA: “euromajdan” dovrebbe chiamarsi “americamajdan” (giudizio più volte espresso da esperti come Giulietto Chiesa). V. Putin è lungi dal voler schiacciare l'Ucraina. Cerca un tavolo di pace. Anzi, la Russia (“potenza terrestre”) libera dalla strategia atlantica e dalla NATO, difendendo i suoi interessi nazionali, opera per il multipolarismo, per la “liberazione” dell'Europa dall'egemonia americana (“potenza di mare”), al contrario degli ultranazionalisti ucraini.

Non ci resta che leggere il saggio di A. Dugin Eurasia. La rivoluzione conservatrice in Russia, edita da Nuove Idee. Resta anche da chiederci come mai gli opinionisti ed i russisti italiani, salvo pochi, come Aldo Ferrari, ignorino l'euroasiatismo, movimento molto importante (A. Dugin è consulente della Presidenza della Duma di stato russa), magari senza condividerlo in toto, ma apprezzandone alcuni valori innegabili: autodeterminazione dei popoli, coesistenza di civiltà diverse, no alla globalizzazione, ecc. Infatti il convegno, presieduto da Gianluca Savoini, presidente dell'Associazione culturale Lombardia-Russia, è stato tutto gestito dalla Lega Nord, altre forze politiche erano assenti!

 

Gina Pigozzo Bernardi

Categoria: Politica e società