Due eventi che dovevano rimanere distinti

Sicilia, febbraio 2006

Guerra e pace si sono confuse(*). Mentre Messina ringraziava la marina russa per un’opera che fu un gesto di pura fratellanza, a 30 km di distanza, a Taormina, si svolgeva il vertice dei ministri della difesa della NATO, allargato anche ad altri paesi, tra cui la stessa Russia. Al di là di tutti i giri di parole, amplificati da portavoce e mass media addomesticati, per ammantare del vestito della pace un’alleanza militare, rimangono i fatti. Quelli della storia, che non si cancellano con delle circonlocuzioni del tipo: «la creazione di un’area balcanica pacificata», pronunciate orgogliosamente nella nostra università dal ministro Martino.

Quella pacificazione operata dalla NATO, col beneplacito del governo D’Alema, è equivalsa a tre mesi di bombardamenti su Belgrado e come risultato finale ha avuto la “liberazione” del Kosovo da tutti i serbi: una pulizia etnica al contrario che è costata molto più sangue di quello che era scorso prima dell’intervento “umanitario”.

Molti, in questi giorni commemorativi dell’intervento russo all’indomani del sisma del 1908, hanno citato lo scrittore russo Maksim Gorkij, autore di un lungo e appassionato reportage sul terremoto di Messina. Anche Martino l’ha fatto. Dimenticandosi che probabilmente oggi le posizioni di Gorkij equivarrebbero a quelle della sinistra cosiddetta radicale o “peggio” a quelle dei new global. E’ vero, Gorkij esalta le poderose navi dello zar, ma solo e soltanto perché esse si sono trasformate, nei giorni della grande sciagura messinese, da macchine di guerra in efficientissime macchine di soccorso. Il terremoto – afferma lo scrittore - ha fatto superare le barriere territoriali, ha fatto sperimentare un’Europa, un mondo senza confini: «Dove sono adesso le frontiere? Forse che tutta l’Europa e tutto il mondo non palpitano adesso all’unisono con l’Italia? Ardente e sincero è il sentimento di comunione di ogni nazione della terra». Alla faccia, continua Gorkij, di quei Erhental e Fittoni, allora ministri degli esteri rispettivamente dell’impero austro-ungarico e dell’Italia, che nel frattempo continuavano a discutere di politica espansionistica nei Balcani. Per il russo rivoluzionario i giorni successivi al terremoto erano stati una realizzazione se pur temporanea, fugace, del sogno dell’eguaglianza e della libertà tra i popoli e le classi sociali: «la terra sarebbe un paradiso se lo spirito dei popoli potesse coprire col proprio grido la voce della diplomazia». Per Martino invece «oggi – sono sue testuali parole - non ci possiamo permettere un mondo multipolare». Ed anche quelle navi russe, che hanno ricevuto il nostro grazie, contribuiranno alle operazioni di pattugliamento del Mediterraneo, per difenderci dal diverso, da quell’altro mondo che non abbiamo il coraggio di guardare in faccia e che esorcizziamo nel nome della lotta al terrorismo.

Giuseppe Iannello

Da “Centonove” del 17/2/2006

(*)I colloqui intercorsi tra Putin e il ministro della difesa Ivanov, prima e dopo il viaggio di quest'ultimo in Sicilia, non lasciano dubbi sul carattere eminentemente militare della sosta a Messina delle navi della Flotta del mar Nero

 

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1908-2006: lo strano anniversario, di G. Iannello - da Centonove del 17/2/2006.

I colloqui tra Putin e i Ivanov prima e dopo il viaggio di quest'ultimo a Messina , in lingua russa  - dal sito www.kremlin.ru .

Reportage fotografico delle cerimonie in onore della Marina Militare russa, a cura di russianecho.net

La flotta russa sbarca a Mandanici , dal sito www.mandanici.net.

Un pò di storia:  i marinai russi a Messina dopo il terremoto, a cura di Maurizio Lo Passo