Pietro A. Zveteremich

Aggiornata il 29 Maggio 2009  •  1 Commenti

La riabilitazione di Pasternak


La riparazione storica pare dunque ormai un fatto certo: Pasternak sarà pienamente riabilitato; la dacia di Peredelkino, finora contestata agli eredi, diventerà una “Casa-museo” del poeta; si proporrà all'Unesco che il 1990 (centenario della nascita) sia l'anno di Pasternak; e, infine, si annuncia per il 1988 la pubblicazione del Dottor Zivago sulla rivista “Novij Mir”, che ancor mantiene tra i suoi lettori il ricordo d'un passato di prestigio culturale. Nel 1956-57 la rivista fu al centro della drammatica e odiosa vicenda del divieto di stampa del romanzo in Urss; e così oggi, presentandolo per la prima volta ai lettori russi, riacquisterebbe anche il suo ruolo di punta nelle lettere sovietiche. L'avventurosa storia di questo romanzo è ormai troppo nota per ripeterla qui, ma alcuni punti di riferimento vanno ricordati. Esso giunse in Italia nel giugno 1956 per interessamento della redazione della Feltrinelli e del suo consulente per le cose russe che era chi qui scrive. Vedendo l'impossibilità di pubblicarlo in Urss, Pasternak si risolse con piena coscienza del rischio a questo passo che poi pagò caro. Fui così il primo lettore occidentale del libro e vergai una recensione per l'editore in cui tra l'altro dicevo: “E' un messaggio diretto della letteratura russa, fuori dallo Stato, delle forze organizzate, delle idee ufficiali... Non pubblicare un libro simile costituisce delitto contro la cultura”.

Ma quelle “forze organizzate”, quello Stato si diedero molto da fare anche in Italia per impedirne la pubblicazione. Non vi riuscirono, pur causando un ritardo, perché si ricorse a un espediente escogitato dal leggendario Helphand-Parvus che nel 1902 aveva pubblicato a Monaco I bassifondi di Gorkij lanciandolo internazionalmente. Poiché la Russia zarista, come quella sovietica ancora nel '57, non aderiva alla convenzione di Berna sui diritti d'autore, un testo russo stampato in un paese aderente era automaticamente protetto. La Feltrinelli stampò il Dottor Zivago in russo e in italiano nel novembre 1957 con l'accordo dell'autore ed ebbe così assicurati i diritti mondiali.

Il romanzo suscitò subito molto interesse e si prepararono traduzioni in molte lingue, ma il clamore si sollevò soltanto nell'ottobre 1958, quando Pasternak ebbe il premio Nobel, per il che in Urss fu additato al pubblico ludibrio, minacciato di esilio, perseguitato fino alla morte nel 1960. Avevo scritto in quella recensione: “Il romanzo di P., a mio parere, è una grande cosa e l'Urss lo riconoscerà certamente fra una decina di anni nel suo valore”. Ero troppo ottimista. Sono passati trent'anni e soltanto oggi “si annucia” di restituire il libro ai suoi naturali lettori. Neppure in Urss, tuttavia, per il pubblico colto non soltanto Pasternak poeta, ma anche il suo romanzo non sono più una novità. Il Dottor Zivago ha circolato clandestinamente ed è stato letto per anni avidamente. Ma era un pubblico d'élite, un pubblico minoritario rispetto all'enorme massa di potenziali lettori. E in tre decenni sono cambiate le generazioni. Oggi in Urss il romanzo di Pasternak troverà un pubblico vergine; un pubblico anche molto diverso da quello che avrebbe avuto quando l'autore vi pose la parola fine.

Come disse l'amico Aleksandr Gladkov, Pasternak s'era risolto a terminare il libro quando aveva “...visto che non si realizzavano le nostre radiose speranze e gli attesi mutamenti che avrebbe dovuto portarci la guerra... Il romanzo era per me una necessarissima via d'uscita interiore. Non si poteva, non si può stare con le mani in mano”. Quelle “radiose speranze” non si realizzano neppure dopo la morte di Stalin, né mai in seguito. Quelle speranze nutrono ancora molti oggi in Urss e si sono particolarmente riaccese con il governo di Gorbaciov.

Gli “attesi mutamenti” dopo tanti decenni di nuovo blauginano sull'orizzone sovietico e l'annunciata pubblicazione del Dottor Zivago è uno di questi bagliori e nel contempo molto più che un auspicio che essi si compiano. Giacché in questo libro c'è l'energia capace di alimentare questi mutamenti. Esso non è soltanto un'opera di poesia, né tantomeno semplicemente un “grande romanzo d'amore” sullo sfondo di una rivoluzione trionfalistica, come l'ha fatto intendere il film che ne fu tratto, ma fondamentalmente un “romanzo d'idee”, un Bildungsorman.

La natura, la storia, l'individuo, l'amore sono i termini universali che strutturano la narrazione, ma essi tutti non sono rappresentati quali elementi “dati”, bensì si realizzano in un continuo dibattito di idee. Non soltanto la storia (e, in essa, la rivoluzione), ma anche la natura, l'amore, per non dire l'individuo, sono “ripensati” in modo autonomo e originale e mostrati come nascono attraverso questo ripensamento. Solo per questo hanno così genuina vita nel romanzo, si trasfondono in lirica ed epica, recando con sé inalienabile e vivificante questa loro qualità di figurazioni d'un libero pensiero creativo e di una cultura che non è quella “sovietica”.

Al di là della suggestione del racconto, che indubbiamente sedurrà i futuri lettori russi come già ha attratto milioni di lettori in tutto il mondo, sono questi due elementi che consentono di pensare che il Dottor Zivago avrà ancor oggi un impatto enorme: la libertà del suo pensiero artistico, al di fuori di tutti gli schemi della cultura sovietica pur avendo come materia una “vicenda sovietica”, cioè la vicenda storica vissuta da intere generazioni e dai figli e nipoti; e, secondo, la lezione che il romanzo sottilmente ma ineludibilmente propina al lettore: di pensare con la propria testa, di rivedere tutto con i propri occhi e di rimediarlo interiormente. C'è da pensare che questa “pericolosità” avessero istintivamente avvertito gli avversari della pubblicazione del libro negli anni andati (scrittori-censori e censori non scrittori), ma, non potendolo confessare, addussero via via a giustificazione singoli momenti o dettagli del racconto. Allora l'ideologia del regime era ancora condizionante non solo dall'esterno, ma anche dentro le menti dei sovietici; oggi essa s'è disfatta nelle menti e nei cuori, sopravvive solo per singoli aspetti spuri come il “patriottismo sovietico”, e il regime stesso si accontenta d'un suo rispetto formale. Questo diminuirà l'effetto-scandalo del Zivago sui nuovi lettori in Urss, ma aprirà nel loro folto una strada sterminata, i cui percorsi saranno imprevedibili.

Un messaggio contro i dogmi


L'Urss d'oggi è meno diversa dall'Occidente nella sua umanità di quanto comunemente non si creda: vastissime zone sono estranee a qualsiasi interesse politico e culturale, sospirano per il consumismo e soffrono la sua penuria, non la penuria di ideali, di valori, di idee, di poesia. Ma zone di società forse più ampie che in Occidente sono invece assetate di civiltà e di valori. Per esse Il Dottor Zivago sarà una rivelazione e una scuola; attraverso di esse il libro di Pasternak eserciterà un'azione potente di liberazione e di progresso civile. Questo innanzi tutto con le stesse qualità dell'opera, di cui s'è detto: principalmente il suo spirito intrinsecamente antidogmatico e la sua struttura aperta che ne fanno tra l'altro un romanzo anomalo.

Ma, per di più, l'opera conduce un discorso e introduce argomenti fortemente inediti per il lettore sovietico, come la evocazione insistita degli ambienti e dell'atmosfera della Russia del primo Novecento, con la reminiscenza dei suoi fermenti culturali e dei suoi grandi pensatori religiosi, primo fra questi l'utopista Fedorov; l'indicazione a una visione del tutto diversa (e certo più corretta) da quella ufficiale di eventi come la rivoluzione del 1905, il periodo di Stolypin, la prima guerra mondiale, la rivoluzione del febbraio 1917, la presa del potere bolscevico. la guerra civile, la collettivizzazione, la stessa ultima guerra e il periodo che seguì. E va anche ricordata, tra le cose che ancor oggi più suonano blasfeme per il conformista sovietico, la proclamazione della priorità dell'individuo sul popolo, dell'etica sulla politica, della ricerca e della verità. Questi elementi, già accennati solo in parte e alla rinfusa, saranno colti dal lettore sovietico in tutta una serie di riferimenti anche minimi, che al lettore occidentale inevitabilmente sfuggono e per lui sono eclatanti. Egli ritroverà nel romanzo quella continuità della storia russa, quella memoria della nazione che gli sono state sottratte e sempre deve ricercare a brandelli in opere proibite. Soltanto Solzenicyn accontenterebbe di più questa fame: non con la levità di manna celeste di Zivago, ma col cibo pesante e ricco di minerali de La ruota rossa. Ma Solxenicyn in Urss è più tabù che non vent'anni fa.

E qui veniamo ai divieti e ai permessi della censura sovietica. Negli ultimi tempi sono stati ristampati autori che da decenni erano cancellati: vedi i testi del poeta Gumiliov, qualcosa di Nabokov. Ma d'un classico del primo Novecento come Il demone meschino di Sologub il lettore d'oggi è pur sempre defraudato, come lo è di Rozanov, di Remizov e di molti altri.

E' noto inoltre che una buona metà della migliore letteratura contemporanea vive in Occidente o alla machia e non ha accesso alle stampe in patria: da Maksimov a Jur'enen, da Vojnovic a Vladimov, da Erofeev al poeta Brodskij e altri. E' pur noto che spesso in Urss si stampano opere brutalmente tagliate: è avvenuto per Il Maestro e Margherita di Bulgakov, come per Sandro di Cegem di Iskander, uscito quasi dimezzato in Urss e integrale negli Usa. Esempi del genere sono numerosi.

Le “aggiunte”


Si deve sperare che ciò non accada al Dottor Zivago. Già il fatto che se ne prometta l'uscita su rivista invece che come un normale libro, adducendo motivi tecnici dell'editoria sovietica, suscita perplessità. Ancor più ne suscita quanto dichiarò la scorsa primavera in una intervista a Enzo Biagi, per la TV, S. Zalygin, direttore del “Novij Mir”: che il pubblicando testo del Zivago sarà più “completo” di quello già noto in tutto il mondo, perché conterrà aggiunte inedite. Quali aggiunte? Pasternak non chiese mai che venisse modificato il testo da lui inviato: era felice che esso circolasse com'era e in nessuna sua lettera ad amici e traduttori espresse l'intenzione d'apportare mutamenti. Si sa invece che già allora, nel 1956, un redattore sovietico lavorava sul testo e che si proponevano correzioni. Di quale nuovo testo russo si parla? In una delle sue ultime poesie, quand'era già braccato, Pasternak profeticamente scrisse: “Chi ha da esser vivo e lodato, / Chi morto o denigrato / Da noi lo sanno gli adulatori / Influenti, essi soltanto”. Profeticamente, perché oggi i giudici e il giudizio sono mutati. Fino a che punto? In ogni caso, benché terribilmente tardiva, la pubblicazione del Dottor Zivago in Urss sarà un evento. Anche a un romanzo come questo si possono tagliare o aggiungere brandelli; ma, pur manomesso esso resta un corpo vivente della letteratura contemporanea, come quei monumenti storici che, sebbene deturpati dagli uomini o dalle ingiurie del tempo (o dei tempi?), possiedono tale nobiltà e grandezza da trasmettere egualmente un messaggio d'invincibile civiltà.

Pietro Zveteremich


dal “Giornale della libreria”, n.9, settembre 1987